La battaglia per il super ministero di Luigi Di Maio è ufficialmente iniziata. Il capo politico del Movimento Cinquestelle, come è noto, è il responsabile di un dicastero che riunisce Sviluppo Economico e Welfare. Un accorpamento realizzato l'ultima volta nel 1923 quando il ministero era denominato dell'Industria e del Commercio e che crea un moloch con poteri e competenze su politiche di impresa, lavoro, crisi industriali, fondi europei. Qui Di Maio stabilirà la sua cabina di regia per il varo del reddito di cittadinanza, o comunque di qualcosa che si avvicini all'idea cardine della campagna elettorale pentastellata con un rafforzamento del reddito di inclusione.
È chiaro che il leader dei Cinquestelle non potrà gestire da solo questo enorme contenitore. E qui la definizione della mappa dei suoi viceministri si intreccia con la trattativa complessiva sui sottosegretari. Nelle prossime ore verranno assegnati oltre 40 posti cui si aggiungeranno le 28 commissioni permanenti, più le bicamerali come la Vigilanza Rai e il Copasir. Il primo elemento è che i tempi sembrano essersi allungati. Il vicepresidente del gruppo della Lega al Senato, Stefano Candiani, ha infatti annunciato che le commissioni parlamentari saranno composte non prima della settimana prossima. Il motivo? «Non possiamo procedere prima della nomina dei sottosegretari». E anche Mariastella Gelmini ha rivelato che il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro ha fatto sapere che «il governo non si presenterà nella sua composizione complessiva. Fraccaro ha detto che si riserva di nominare i sottosegretari in un momento successivo, e noi abbiamo chiesto una accelerazione perché la loro presenza è indispensabile per la costituzione e il funzionamento delle Commissioni».
Da quanto filtra lo schema di accordo tra Lega e Cinquestelle sui sottosegretari non è più «verticale», bensì «orizzontale». Tradotto vuol dire che il ministro di un colore avrà un viceministro dell'altro partito così da controllarsi a vicenda. Inoltre dopo gli aggiustamenti fatti in extremis per i 18 nomi dei ministri, con cambi di casella legati allo spostamento dell'economista Paolo Savona agli Affari Europei, la Lega dovrebbe poter schierare più nomi di quanti previsti inizialmente, spuntandola anche per la delega alle Telecomunicazioni. Il nome che circola, secondo l'agenzia AdnKronos, potrebbe essere quello del giornalista Alessandro Morelli, considerato molto vicino a Matteo Salvini. Ma in corsa c'è anche il regista della flat tax Armando Siri che, però, potrebbe anche finire all'Economia. L'altro viceministro sarà quello al Lavoro e qui ci sono in lizza Lorenzo Fioramonti, Stefano Buffagni, Nunzia Catalfo per i Cinquestelle e Alberto Brambilla per la Lega. E la partita potrebbe allargarsi anche a un'altra nomina, ossia quella del sottosegretario per il Made in Italy e per la quale si pensa a Luigi Scordamaglia, presidente uscente di Federalimentare. Se lo schema fosse questo il controllo sulle tv potrebbe sfuggire ai Cinquestelle, ma non è detta l'ultima parola. Altra casella strategica, la delega ai servizi segreti.
Qui il braccio di ferro tra M5S e Lega, nelle ultime ore, si sarebbe risolto a favore del Carroccio con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti che potrebbe avere la meglio in zona Cesarini sul pentastellato Vito Crimi, già membro del Copasir.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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