Deterrenza nucleare

Si alza ulteriormente l'allerta militare dell'Occidente e le potenze atomiche si attrezzano. La Francia, unica della Ue, ha già inviato tre sottomarini armati nelle acque dell'Atlantico

Deterrenza nucleare

«Steppin' up», bisogna rinforzarsi, dice Joe Biden da Varsavia dopo che il ministro della Difesa russo ha fatto sapere che Mosca sta studiando una risposta da dare alla Nato sul fronte occidentale. Tanto è bastato per alzare ulteriormente il livello d'allerta militare d'Europa. E le cancellerie Ue si interrogano sulla peggiore delle minacce del Cremlino: quella nucleare. Dall'uso tattico, che prevede mini-bombe capaci di distruggere intere zone cittadine, all'ipotesi che trasformerebbe la guerra in Ucraina in corso da 31 giorni in una nuova Apocalisse: l'atomica vera e propria. Chi ci difende dunque dal fantasma del nucleare?

Più che il neonato «Tiger team» americano, o le sparate di Boris Johnson che un anno fa decise l'aumento del 40% dell'arsenale atomico britannico, fermo a circa 200 testate con violenza 8 volte maggiore della bomba su Hiroshima, a scongiurare l'Armageddon è la Francia, l'unica potenza nucleare Ue.

Il «rischio potenziale» ha spinto Parigi a schierare la contro-minaccia deterrente. Dissuasione via mare. Nel massimo riserbo, ai primi avvisi russi all'Occidente, Macron ha portato a 3 i sottomarini con missili balistici nucleari sotto le onde. Tripla «assicurazione» sulla vita, dicono in gergo. Non accadeva dalla fine della Guerra Fredda. Lo standard, è averne uno sempre in acqua, nascosto nell'Atlantico. Ma un secondo sarebbe «salpato» a febbraio e il terzo avrebbe lasciato da poco la baia di Brest, in gran segreto, per rafforzare la capacità di intervento in caso di scontro con Mosca. Lo ha svelato il quotidiano Le Télegramme, mai smentito.

Gli «spostamenti» non vengono infatti annunciati. Né dall'Eliseo né dalla Difesa: l'allerta si «nota» dai porti che ospitano le roccaforti deterrenti. E quella francese si trova nell'Atlantico, a sud di Brest, 500 km in linea d'aria da Parigi. Ma come funziona la nuova «force de frappe»? Raggruppata all'Île-Longue, in Bretagna, la Forza oceanica strategica francese (FOST) è oggi di 4 sottomarini nucleari di seconda generazione con missili balistici (SNLE), ciascuno in grado di avere a bordo 16 M-51 a 6 testate capaci di colpire fino a 96 obiettivi. La prima generazione di «super-battelli» SSBN della classe Le Redoutable (sei unità) è stata infatti sostituita dalla classe Le Triomphant. Primo nuovo nato, del 1997; seguito dal Téméraire (1999), dal Vigilant (2004) e dal Terrible, ultimo dei 4 deterrenti. Varato nel 2008 ed entrato in servizio nel 2010, è il gioiello della flotta atomica transalpina; lungo 138 metri, è costato 4,5 miliardi armamenti compresi. Tutti e 4 sono in grado di mimetizzarsi nei fondali oceanici, pronti a gittate fino a 10 mila km. Numerose le opzioni: ogni missile M-51 può disperdere bombe su raggi diversi. E ogni testata può sganciare l'equivalente da 10 a 20 volte la bomba su Hiroshima.

Con François Mitterrand, nel 1981, in piena crisi degli euromissili, la presenza subacquea nucleare francese fu al massimo di tre sommergibili: al crollo dell'Urss, era scesa a uno. L'escalation in Ucraina ha invece persuaso l'Eliseo a sbloccare pure il sottomarino d'allerta. Che in meno di 72 ore si è unito all'operazione.

Basterà la flotta atomica a controbilanciare le dichiarazioni russe? L'ultimo indizio che ha convinto anche altri Paesi a esser pronti all'azione è stato il «verbo sospeso» del portavoce del Cremlino Dimitri Peskov. Alla Cnn ha agitato di nuovo lo spettro, se la Russia si sentirà minacciata della sua esistenza. Ci si muove cauti, tra dubbi e propaganda. Ma con la consapevolezza che le sanzioni sono già considerate da Putin una dichiarazione di guerra. Mosca sciorina ultimatum, cerca forse l'incidente, in una mappa del conflitto sempre più larga in cui si parla di 500 testate atomiche già piazzate nei sottomarini russi. I marinai francesi sono in massima allerta.

E lo stesso Biden ha rispolverato la teoria del «first strike», aprendo al ricorso ad armi atomiche in «circostanze estreme», riconsiderando l'opzione di attacco preventivo, data la situazione: Pearl Harbor ci fu dopo un embargo. E uno Stato finanziariamente disperato riapre la Storia a ogni ipotesi.

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