Il diario-Covid di Elia in seconda elementare: "Cari bimbi del futuro, quel virus è terribile"

Il suo racconto nel libro "Interrogarsi sul Coronavirus tra Fede e Ragione"

Il diario-Covid di Elia in seconda elementare: "Cari bimbi del futuro, quel virus è terribile"

«Tutto quello che conta nasce dal dolore». Ha ragione l'editore Guido Guastalla nel ricordare la frase che dà inizio al primo capitolo del libro di Antonio Cassese Kafka è stato con me tutta la vita. La nota di Guastalla riecheggia nell'apertura di un volume, Interrogarsi sul Coronavirus tra Fede e Religione (Editore Salomone Belforte) che raccoglie 45 testimonianze sulla pandemia che ha sconvolto le nostre vite.

«Una minaccia globale» cui bisogna rispondere con una «soluzione globale». Ricerca ardua che il curatore del volume, il professor Alberto Castaldini, ha avviato con un lavoro coraggioso raccogliendo le indicazioni di religiosi, storici, filosofi, economisti, scienziati; ma anche di un bambino, Elia: un alunno di seconda elementare, autore di un «diario» molto particolare, quello del covid.

Nei giorni del lockdown, Elia ha vergato pagine che, nella loro spontaneità, spiegano meglio e di più di tanti opinionisti da talk show. Chissà se Elia, tornando a scuola, avrà trovato i banchi o sarà stato costretto pure lui a inginocchiarsi scrivendo su una sedia. Di certo avrà ritrovato i suoi compagni: quelli che, durante i lunghi giorni del lockdown, gli sono mancati di più. A fianco di Elia, durante l'interminabile Fase Uno, c'erano un padre e una madre che lo hanno sostenuto, protetto, che hanno giocato con lui. Ma vuoi mettere gli amici? Quelli veri. Nel suo diario Elia si è spesso rivolto a loro. Immaginando di incontrali. Sperando di poterli riabbracciare come faceva prima che l'infezione ci costringesse al distanziamento sociale. E chiudendo il sorriso con la tristezza (se pur indispensabile) di una mascherina.

«Caro Elfo, purtroppo cè il virus e io mi annoio tanto e spero di vederti presto», annota Elia in stile «Io speriamo che me la cavo».

Ma nelle riflessioni di Elia la sintassi è un dettaglio che non conta, quello che vale è la grammatica dei sentimenti. E su questa i bambini hanno molto da insegnare a noi adulti. Lunedì 30 marzo: «Cari bambini del futuro, alimprovvizo cè stato il coronavirus. Quel virus e teribile, a fato stare tuti a casa perche sennò si diffonde e le persone si amalano. Ciunque trovi questo e stato scrito da il famoso Elia».

Trascorrono settimane di clausura domestica e mercoledì 6 maggio, Elia finalmente può andare al parco: «Ieri pomeriggio sono andato con i miei genitori alla Rotonda della Besana. Lì o incontrato dei bambini che giocavano e mi sono meso a giocare con loro. Dopo un po metevano male la mascherina e quindi io sono dovuto restare a guardare. La partita di calcio e finita presto e la mia squadra a vinto e siamo poi andati a casa felici e contenti».

Per tutti noi la «partita» contro il coronavirus, invece, è ancora lungi dal finire e la speranza di «andare a casa felici e contenti» rimane una chimera. Ma la «squadra» di Elia ha vinto. E, alla fine, vinceremo anche noi.

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