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Dibba subito contro Draghi: ed è già diaspora grillina

Di Battista si è subito scagliato contro l'incarico all'ex presidente della Bce. Con lui il senatore Lannutti, che accusava Draghi di crimini contro l'umanità

Dibba subito contro Draghi: ed è già diaspora grillina

Una scheggia partita pochi minuti dopo la diffusione della notizia della convocazione di Mario Draghi al Quirinale. Alessandro Di Battista si è subito fiondato contro l’ex presidente della Banca centrale europea, che nella mattinata di domani sarà al Colle. Un'altra bomba sganciata sul Movimento, prima che ci fosse una posizione ufficiale di Vito Crimi. Sul proprio profilo Facebook l’ex deputato del Movimento 5 Stelle ha postato un articolo, scritto ad agosto del 2020 per Tpi, dal titolo inequivocabile: “Draghi e i suoi derivati”. Un affondo durissimo contro l’ex numero uno della Banca centrale europea, in pieno stile grillino duro e puro. Un passaggio esplicita meglio di tutto il giudizio di Dibba: “Draghi è come il TAV, le grandi opere inutili, l’asservimento a Washington o il finanziamento pubblico a Radio Radicale”. Con una colpa ulteriore, nel Di Battista pensiero, “riesce a mettere d’accordo Renzi e Salvini”.

Insomma, la linea è stata dettata: i duri e puri pentastellati hanno già bocciato l’iniziativa assunta dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nessuna assunzione di responsabilità, nemmeno di fronte all’appello del Colle. Un affondo che ha poi costretto Crimi ad annunciare il "no" del Movimento a Draghi. Almeno per ora. Sì, perché Beppe Grillo, nell’ultimo post politico pubblicato sul proprio blog, aveva evocato una “patto tra tutti i partiti”. Quello chiesto da Mattarella nel discorso di ieri sera.

I grillini anti-Draghi

Il barricadiero Di Battista può trovare un’ampia sponda nelle fila del M5S. Il deputato Pino Cabras, a IlGiornale.it, dice: “Voterò contro. Il governo della Restaurazione è una scelta peggiore dell'andare a votare. Mi batterò affinché tutto il Movimento 5 Stelle faccia altrettanto. Di fronte a questa catastrofe politica i vertici del M5S vanno rimossi”. Ad aggiungersi all’appello di Dibba, è stato il senatore Elio Lannutti. Nel 2014, l’attuale parlamentare del Movimento, attaccò: “Se il mercato globalizzato si fosse dotato di regole certe e di un Tribunale internazionale, analogo a quello che regola i crimini di guerra, posto a giudicare i comportamenti dei suoi principali attori, Mario Draghi, Alan Greenspan, Ben Bernanke e la cricca finanziaria delle banche di affari”. La conferma della sua posizione è subito arrivata: “Non governerà col mio voto”. Sempre a Palazzo Madama l’ex ministra del Sud, Barbara Lezzi, è pronta a seguire la linea contraria a Draghi, così come Bianca Laura Granato, che già aveva protestato per la riapertura a Matteo Renzi dopo le consultazioni al Quirinale. Ma ci sono altri nomi pesanti pronti chiamarsi fuori: il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra, e l’ex ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, che fin dall’inizio hanno evocato il ritorno al purismo grillino. "Non ci vengano a chiedere di votare Mario Draghi. Abbiamo fatto di tutto...", ha dichiarato Toninelli.

I seguaci di Dibba alla Camera

Un altro profilo pronto a seguire il verbo di Dibba è il deputato Andrea Colletti, spesso in contrasto con i governisti del M5S: “Governo tecnico? Non con il mio voto”. E potrebbe non essere il solo a ribellarsi a Montecitorio: Alvise Maniero e Raphael Raduzzi hanno sempre incarnato l’ala più malpancista rispetto alle posizioni europeiste. Difficile immaginare che possano votare la fiducia a Draghi. Francesco Berti e Francesco Forciniti sono altri profili che hanno sempre sventolato le campagne anti-Mes, fino a sfidare le richieste del gruppo, così come Emanuala Corda, Jessica Costanzo e Arianna Spessotto. Bisogna comprendere se la contrarietà ai fondi del Mes si tradurrà in ostilità a effettiva a Draghi.

Ma a sorprendere davvero è stata l’immediata presa di posizione di Luigi Gallo, da sempre uomo di fiducia del presidente della Camera, Roberto Fico. “Nessuna fiducia ad un governo tecnico o un governo di tutti dentro”, ha immediatamente twittato Gallo appena si è diffusa la notizia della convocazione di Draghi al Quirinale per l'incarico. Una fuga in avanti, che ha scosso il Movimento. Che da oggi inizia una nuova fase: la valutazione nel merito. Per questo è stata già convocata l’assemblea dei gruppi.

Una resa dei conti tra puristi a tutti i costi e governisti, che provocherà un'ulteriore diaspora grillina.

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