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"A dicembre piste già aperte" Centinaia i volontari al lavoro

Zaia: «La stagione non è affatto persa» e si mobilitano in 400 per Belluno. Piovono offerte dai veneti emigrati

"A dicembre piste già aperte" Centinaia i volontari al lavoro

Piangere ma con le lacrime in tasca perché intanto, stivali, pala e avanti. A ricostruire che non c'è tempo di aspettare. La stagione invernale è alle porte. Nessuno può permettersi di perdere ancora. E allora eccola la silenziosa e generosa mobilitazione del Veneto. L'orgoglio di appartenenza che riecheggia come un richiamo antico e smuove generazioni di volontari. Giovani, giovanissimi e anziani, dove partecipazione è la parola d'ordine.

A Feltre, è bastato diramare un messaggio su whatshapp per ritrovare trecento persone. «Ci servono maggiorenni con specifiche qualità» è dovuto in seguito intervenire il Comune per «scremare» l'ondata di offerte. A Belluno si sono presentati in quattrocento, tra loro anche comunità di immigrati richiedenti asilo, tutti in coda alla Protezione Civile per dire: io ci sono, io sono qui. Maniche su e a spalare. «Sono arrivati da ogni parte della regione» dicono i responsabili della Protezione Civile locale.

Braccia e buona volontà perchè i danni sono tanti, enormi, ma la grande lezione morale del Veneto è proprio questa: gli uragani sulle Alpi non sono normali, no. Ma la gente qui è tosta e niente è mai perso davvero. Senso di appartenenza e voglia di esserci, con il badile o con un versamento. In questi giorni sono arrivate offerte in denaro dalle comunità di emigrati veneti sparsi per tutto il mondo. Il governatore Zaia che promette: «La montagna veneta sarà pronta ad aprire impianti e piste per la stagione sciistica in arrivo, già l'8 dicembre. Circolano strane voci che sarebbe meglio tacessero se non sanno» ha detto il Presidente della Regione intervenendo a Treviso alla presentazione della Supercoppa italiana di volley femminile. «Su piste e impianti si stanno facendo verifiche e interventi - ha detto - e non ci saranno chiusure o ritardi nell'apertura della stagione dello sci. L'8 dicembre tutta la montagna veneta risponderà presente, perché tutto ciò che serve si sta già facendo. Il rilancio sarà lungo e faticoso - ha ribadito il Governatore - ma proprio per questo non è il caso di aggiungere problemi falsi ai tanti veri che ci sono». Fuori il Veneto c'è: centinaia di volontari sono pazienti in coda per partecipare alla ricostruzione. Lavoro, lavoro, lavoro. Che comunque non fa più paura delle esondazioni che ti colpiscono alle spalle e ti portano via tutto in un attimo. E la conta dei danni non fa sconti: 400 i chilometri di sentieri impraticabili, un migliaio gli edifici danneggiati in tutta la Regione, il 40 per cento della superficie boschiva del bellunese è compromesso, le mareggiate hanno devastato ed eroso buona parte delle spiagge venete, colture e stalle nelle sono in ginocchio.

Anni di lavoro spazzati da un giro storto del cielo. Paesi interi distrutti, strage di alberi, un milione solo in questa zona, piste da sci ricoperte di ghiaia, alberghi pieni di melma, boschi azzerati da venti che scaricano scosse elettriche, che viaggiano a 130 chilometri all'ora, paesaggi da dopoguerra. Come a Rocca Pietore, nel bellunese: 1.200 abitanti e un territorio di 75 chilometri quadrati. «L'epicentro del terremoto atmosferico» hanno detto gli esperti. Il canyon dei Serrai di Guda, meta turistica apprezzata a livello mondiale, è stato spazzato via dalla furia dell'acqua. «La nostra gente sta facendo il massimo, dice il sindaco, ma al governo chiediamo soldi, aiuti di altro tipo ne abbiamo in abbondanza.

Dobbiamo ripartire subito per avere un futuro».

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