Dieci giorni fa cercava di imbarcarsi. Arrestato solo al secondo tentativo

Dieci giorni fa cercava di imbarcarsi. Arrestato solo al secondo tentativo

L'allarme terrorismo è scattato solo ieri, quando hanno arrestato un albanese di trent'anni all'aeroporto di Catania che cercava di imbarcarsi con una falsa carta d'identità. E pensare che era già stato bloccato il 13 gennaio, perché anche in quell'occasione aveva tentato di salire a bordo di un aereo per Londra con i documenti falsi allo scalo di Malpensa. Non era riuscito a prendere il volo per la Gran Bretagna ma, nonostante il clima di emergenza a pochi giorni dalla strage di Parigi, l'albanese non era stato perquisito né fermato ma solo denunciato a piede libero. La polizia dell'aeroporto catanese, invece, è stata più meticolosa e, dopo averlo fermato, lo ha perquisito trovandogli una pen drive in cui erano memorizzate delle fotografie che lo ritraevano assieme a un'altra persona mentre imbracciavano dei kalashnikov. Nella chiavetta sono stati trovati anche altri file, che contenevano documenti falsificati di diverse nazionalità. L'uomo aveva comprato su internet un biglietto per Londra, fornendo false generalità, ma quando è entrato all'aeroporto di Catania si è presentato al banco del check-in di un volo per Bucarest con i suoi veri documenti. Ottenuta la carta d'imbarco, ha passato i controlli ma, invece di dirigersi al gate per la Romania, è andato verso quello per Londra, sicuro di poter prendere il volo grazie a un'altra carta d'imbarco che aveva stampato facendo il check in su internet. Ma il suo nervosismo e l'atteggiamento insofferente hanno insospettito gli agenti di polizia, che lo hanno prima pedinato e poi fermato e perquisito.

La Procura di Catania ha subito aperto un'inchiesta sull'albanese. Le indagini, per il momento, sono concentrate sui documenti falsi che possedeva. È emerso che il titolare della carta d'identità falsificata sia un cittadino italiano residente in provincia di Varese, il quale non ne aveva ancora denunciato il furto o lo smarrimento. L'intera vicenda non ci lascia comunque tranquilli. Non vogliamo fare un parallelo con il caso del killer jihadista Amedy Coulibaly, fermato e poi lasciato andare dalla polizia francese pochi giorni prima della strage al supermercato ebraico di Parigi. Ancora non sappiamo chi sia e quali obiettivi avesse l'albanese arrestato, ma se fosse riuscito a raggiungere la sua meta, Londra, che cosa avrebbe potuto fare? E, allo stesso tempo, che fine ha fatto il «terrorista tunisino» Al-Azhar Ben Khalifa Ben Ahmed Rouine, segnalato dall'Amministrazione americana come pericoloso, il quale fino a pochi anni fa viveva a Rimini? Di lui si sono perdute le tracce. Il nome di Rouine compariva nella black list, resa pubblica dagli Stati Uniti il 16 gennaio, con 14 presunti terroristi islamici passati per l'Emilia Romagna. E pensare che il terrorista tunisino non era un illustre sconosciuto, ma nel 2002 era già stato indagato a Milano per associazione sovversiva e poi arrestato nel 2005: faceva parte di un gruppo islamico estremista che operava tra Bologna e Imola.

Ma al processo l'accusa è stata tramutata in associazione per delinquere e Rouine è stato scarcerato perché aveva già scontato parte della pena in via preventiva. Tra il 2006 e il 2009, anno della sentenza definitiva in Cassazione, si sono perdute le tracce del terrorista tunisino. Oggi Rouine risulta essere uno dei tanti latitanti.

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