C'è un motivo tecnico e uno politico dietro le pesanti flessioni registrate ieri dai titoli bancari in Borsa. La causa di natura tecnica è legata al prezzo medio di cessione delle sofferenze di Mps al veicolo che le cartolarizzerà. Il 33% del valore nominale (ancorché più elevato di quello di mercato, circostanza che a Bruxelles ha suscitato qualche malumore) è comunque una quotazione che lascerebbe strascichi sui bilanci nel caso che qualche collega del Monte ne intendesse seguire le orme. Ad esempio, secondo le simulazioni di Barclays, alcuni istituti - tra i quali Unicredit - andrebbero sotto il requisito minimo di capitale Srep se ripetessero l'esperienza di Mps. Oltretutto Siena ha una dimensione abbastanza contenuta rispetto all'universo mondo delle banche italiane con i loro 200 miliardi circa di crediti in sofferenza. Manca la soluzione di sistema, quella che il governo non ha saputo trovare. Ma, soprattutto manca ancora una parola chiara degli ispettori della Bce sul capitolo «gestione delle sofferenze», cioè sul modo di computarle a bilancio. Solo Carige, che ha problemi analoghi a quelli di Mps, ha rotto il silenzio un paio di settimane fa.
Come detto, c'è poi un problema politico, anzi di politica economica. Le ipotesi degli stress test sono circoscritte e sintetizzabili in un calo del Pil prolungato nel triennio 2016-2018 a causa di rialzo dei tassi di interesse, deprezzamento degli immobili, indebolimento di investimenti ed export, calo delle Borse. Oltretutto negli stress test la «curvatura» dell'economia rispetto alle stime attuali penalizza i Paesi più sani e avvantaggia i più deboli, in particolar modo l'Italia. Basti pensare che se i tassi di interesse diventassero negativi o se la produzione industriale arrancasse ulteriormente determinando un aumento della disoccupazione, nel volger di poco tempo il nostro Paese si troverebbe innanzi lo spettro di una recessione peggiore di quella simulata dalla Bce e dall'Eba.
Ecco perché sarebbe compito del governo non tanto trovare una soluzione raffazzonata per la gestione delle sofferenze bancarie, quanto creare le condizioni perché l'economia italiana si discosti da un sentiero che a Francoforte non hanno analizzato, ma nelle sale operative di Londra invece sì.GDeF
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