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"Difenderemo il Pil dal caro-bollette"

Draghi e Franco confermano l'intervento anti-rincari ma senza ricorrere al deficit

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La politica economica del governo nelle prossime settimane si muoverà lungo tre direttrici: sostegni contro il caro-energia che assicurino una «crescita equa e sostenibile», modifiche alla cessione dei crediti per il Superbonus 110% e prosecuzione sul fronte liberalizzazioni e privatizzazioni. Queste linee guida sono state enucleate ieri dal premier, Mario Draghi, e dal ministro dell'Economia, Daniele Franco al termine del Consiglio dei ministri di ieri.

L'intervento sulle bollette sarà presentato la prossima settimana. «Una parte di questo intervento è fatto di sostegni, per cercare di contenere l'emergenza, più una parte strutturale volta al potenziamento della produzione di energia; poi una parte legato alla fornitura, cioè assicurare la fornitura all'industria a un prezzo basso e calmierato», ha spiegato Draghi. «Oltre che gestire la situazione, che è difficilissima per molte imprese, dobbiamo pensare al futuro, a interventi che riducano rischi che queste situazioni si ripetano negli inverni prossimi», ha sottolineato Franco. «La priorità è assicurare la crescita, una crescita equa e sostenibile, ed è fondamentale che la crescita non sia strozzata dal caro energia. La crescita è fondamentale per tutti gli altri aspetti, per la tenuta dei conti e la credibilità internazionale dell'Italia», ha rimarcato il presidente del Consiglio, anticipando che oggi il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, «annuncerà numeri molto buoni» sul fronte debito/Pil . Analoga tranquillità ha dimostrato riguardo allo spread Btp-Bund che ieri ha chiuso in consistente rialzo a 166 punti. «L' aumento italiano è inferiore a quello di tanti altri Paesi. Noi partiamo da una base di spread più alto e da volume di debito più alto e per questo dobbiamo spendere bene e vigilare sui conti, sul debito», ha chiosato di fatto confermando che i prossimi interventi non comporteranno nuovo deficit. Rassicurazioni che, però, non sono bastate a Matteo Salvini che ha preannunciato un nuovo incontro col premier per perorare la causa di sindaci e pmi.

Stesso discorso per il Superbonus 110%. Il ministro Franco ha specificato che si sta pensando «a tracciare meglio le singole operazioni, attribuendo un codice a ognuna: potremmo all'interno del sistema bancario avere una più ampia possibilità, magari non una sola cessione, ma 2 o 3 cessioni». Le difficoltà sono state bene esplicitate da Draghi che, pur confermando, la presentazione di un emendamento al Sostegni-ter, ha puntualizzato che «Il contributo che il bonus ha dato al totale della crescita è stato del 6,5%, ma non è che l'edilizia non funziona senza Superbonus». Anzi, «chi più tuona sulla necessità che le frodi non contino e che bisogna andare avanti lo stesso sono quelli che hanno scritto la legge senza fare controlli», ha aggiunto. Una precisazione che ha mandato su tutte le furie l'M5s che ha chiesto un'informativa urgente del premier sulla questione truffe (2,3 miliardi accertati su un ammontare più alto).

Il premier, insomma, intende prendere le redini non solo della politica economica ma anche di quella in senso stretto. Il ddl Concorrenza «deve essere approvato entro l'anno, ma non solo la legge delega, anche i decreti delegati. Quindi l'approvazione parlamentare deve avvenire entro marzo», ha tagliato corto interpellato sui traccheggiamenti della commissione Industria del Senato.

Franco gli ha fatto eco non solo sulla dismissione di Ita, ma anche su quella di Mps (il Tesoro ha il 64,2%). «È assolutamente importante che si consolidi e mantenga le radici e un brand che è quello della più antica banca europea», ha detto. Lo Stato, perciò, uscirà dal capitale nonostante i desiderata politici.

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