Politica

Il difensore ha incontrato i pm. "Non ci fu danno alla Regione"

L'avvocato Pensa: "Reati fumosi, faremo una memoria. La fornitura di camici incompleta? Colpa del cognato"

Il difensore ha incontrato i pm. "Non ci fu danno alla Regione"

Reati «fumosi» e comunque «nessun danno» arrecato alla Regione dal governatore Attilio Fontana. Nel primo pomeriggio di ieri l'avvocato Jacopo Pensa ha avuto l'annunciato colloquio con i pm di Milano che indagano sul presidente lombardo in relazione al caso camici. E ne è uscito spiegando che preparerà una memoria difensiva per poi valutare, a settembre, se sia utile per Fontana chiedere di essere ascoltato in Procura.

Il governatore è indagato dai pm Luigi Furno, Paolo Filippini e Carlo Scalas, coordinati dall'aggiunto Maurizio Romanelli, per frode nelle pubbliche forniture. La vicenda è quella resa pubblica da Report: una commessa di 75mila camici e altri dispositivi sanitari da 513mila euro affidata direttamente dal Pirellone in piena emergenza Covid alla Dama, azienda che fa capo al cognato di Fontana, Andrea Dini (e di cui la signora Fontana detiene il 10%). Fornitura poi tramutata in donazione, proprio su input del presidente, e onorata solo in parte. Sono stati consegnati alla Regione solo 50mila camici. È emerso poi che il governatore ha cercato di risarcire di tasca propria il cognato per il mancato guadagno con un bonifico di 250mila euro, però bloccato da una segnalazione anti riciclaggio. Dini e Filippo Bongiovanni, ex dg di Aria, la centrale di acquisto della Regione, sono indagati anche per «turbata libertà del procedimento di scelta del contraente». Nei guai pure la responsabile della struttura gare di Aria, Carmen Schweigl. Spiega Pensa: «I reati? È ancora tutto fumoso. A inizio settembre decideremo se sarà utile farci sentire o se saranno sufficienti le carte difensive». Carte che l'avvocato sta preparando. Già nel filone d'inchiesta collaterale alla vicenda «Mensa dei poveri», in cui Fontana era entrato per l'ipotesi di abuso d'ufficio sulla nomina di un ex collega di studio legale a un incarico in Regione, la difesa si era mossa in questo modo. E dopo l'interrogatorio e la memoria stilata dall'avvocato la Procura chiese l'archiviazione. «Ho avuto un ampio scambio di vedute con i magistrati - aggiunge Pensa -, ho dubbi di fatto e di diritto sulle loro tesi. A settembre presenterò le mie risultanze». Secondo il difensore, «l'aspetto che la Procura non apprezza», cioè la sostanza del reato contestato al governatore, «è il mancato completamento della fornitura dei camici. Ma chi non ha rispettato il contratto è stato il cognato di Fontana». Il presidente in sintesi non avrebbe danneggiato in alcun modo la Regione. Il reato ipotizzato prevede infatti un danno alla controparte: «E quale sarebbe il danno causato da Fontana nella frode? Non c'è». Ancora: il bonifico è stato fatto «in buona fede. Doveva essere virtuoso e gli si è ritorto contro». Infine sui rapporti fra il governatore e il cognato: «Ora sono un po' scazzati...».

Sul caso ieri Fontana è intervenuto in Consiglio regionale. «Sapevo che Dama si era dichiarata disponibile a rendersi utile» e «l'assessore Cattaneo aveva interpellato Dama e altri imprenditori sul territorio». Sono state coinvolte tutte e cinque le aziende che si erano fatte avanti. Sui tempi: «Dei rapporti negoziali Aria-Dama nulla ho saputo fino al 12 maggio, data in cui mi si riferiva che era stata concordata una rilevante fornitura di camici a titolo oneroso. Sono tuttora convinto che si sia trattato di un negozio del tutto corretto». Bongiovanni avrebbe invece dichiarato ai pm di avere avvertito della circostanza la segreteria del presidente già il 10. Continua Fontana: «Poiché il male, così come il bene, è negli occhi di chi guarda, ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni».

Poi per «alleviare in qualche modo l'onere dell'operazione» a carico del parente il tentato bonifico.

Commenti