La difesa non convince. Massari resta in carcere

Il giornalista ed ex assessore di Milano ha respinto le accuse. Sospeso da Mediaset

La difesa non convince. Massari resta in carcere

Un drammatico faccia a faccia, il primo di una lunga serie che lo attende se vorrà dimostrare la sua innocenza. In una stanza del carcere di San Vittore, il giornalista di Mediaset Paolo Massari viene interrogato dal giudice preliminare chiamato a convalidare il suo arresto. Sul tavolo ci sono i verbali di interrogatorio, estremamente crudi, della donna che accusa Massari di averla violentata la notte di sabato in un box sotto casa sua, picchiandola e minacciandola di morte, in un crescendo di abiezione e di violenza. Per la Procura la donna è credibile, il suo racconto è confermato dagli esami medici, e l'unica misura in grado di impedire a Massari di colpire ancora è il carcere preventivo.

Il giudice, la dottoressa Lidia Castellucci, al termine dell'interrogatorio di garanzia doveva decidere sulla convalida dell'arresto, disposto d'urgenza nella notte dal pm Donata Costa dopo l'intervento della Volante, e sulla custodia in carcere. In serata è arrivata la conferma che l'arresto è stato legittimo.

Sull'andamento dell'interrogatorio nessuna indiscrezione, il difensore di Massari - l'avvocato Luigi Isolabella - non entra nel merito delle accuse né della linea difensiva. Di sicuro, il giornalista non si è dichiarato colpevole. Visto che appare certo che un rapporto sessuale c'è stato, la versione difensiva più probabile è la tesi di un rapporto consenziente, dimostrato anche dalla decisione della donna di accettare, dopo l'aperitivo e la cena con Massari, anche l'invito a casa. Ma la signora avrebbe già spiegato che conoscendo il giornalista fin dai tempi del liceo, e avendo bisogno del suo aiuto per rilanciare la propria attività imprenditoriale, aveva accolto la proposta senza cogliere alcun doppio fine. E che solo una volta arrivati nella rimessa, Massari era cambiato di colpo ed era poi passato alle maniere forti.

L'arrestato non ha nascosto di sentirsi oggetto di una campagna mediatica che starebbe dando alla sua vicenda un risalto anomalo, unicamente a causa della sua breve esperienza politica come assessore nella giunta comunale di Letizia Moratti e sventolando come un precedente la storia dell'abbordaggio a una diplomatica norvegese, nonostante che per la vicenda sia stato prosciolto da ogni accusa.

Ma nel frattempo anche la sua azienda lo scarica: Mediaset ieri rende noto con un comunicato di averlo «sospeso cautelativamente dalla prestazione e dalla retribuzione in attesa degli sviluppi legali». Una scelta quasi inevitabile, che però non viene nemmeno accompagnata dalle frasi di prammatica in questi casi, tipo «fiduciosi che saprà dimostrare la sua estraneità».

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