Difese il blitz alla Diaz Poliziotto torna in servizio

Sette mesi sospeso dal lavoro, stipendio dimezzato e il rimpianto di pensare che la madre è morta senza sapere che è tornato in servizio. L'agente Fabio Tortosa ha vissuto settimane da incubo. Con lui il capo della polizia Alessandro Pansa aveva avuto la mano pesante ma ora il verdetto del Consiglio Provinciale di Disciplina ha ribaltato le carte. L'assistente capo Tortosa, una figlia di tre anni e una di cinque, era stato crocefisso pubblicamente ad aprile dai vertici del Viminale e dai buonisti della politica per una frase infelice pubblicata su Facebook. Ghigliottinato non per provate torture durante l'irruzione alla Diaz di Genova, dove intervenne il 21 luglio 2001 insieme ai colleghi del VII Nucleo. Ma per aver scritto «in quella scuola rientrerei mille e mille volte, spero che Carlo Giuliani faccia schifo anche ai vermi». Una frase tremenda, per la quale l'assistente capo aveva chiesto immediatamente subito scusa. «Quello che ho scritto di Giuliani non è da uomo e non è da me - sottolinea Tortosa di nuovo oggi, nel giorno in cui dovrebbe brindare - me ne vergogno e per quel che può servire chiedo scusa ai suoi genitori. Quando l'ho scritta ero furioso per la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, che in quei giorni usava la parola tortura per i fatti del G8. Non sono un torturatore e non lo è stato il VII Nucleo. Solo per questo motivo ho scritto che sarei tornato alla Diaz. Perché non ho nulla di cui chiedere scusa per quanto fatto quella notte».Ma le parole dell'agente ad aprile avevano suscitato troppo clamore, per non spingere Pansa a prendere decisioni drastiche. Così Tortosa è stato sospeso non per i fatti, ma per le parole. Allontanato dal servizio in attesa della conclusione dell'iter disciplinare. Stipendio inoltre decurtato a 700 euro, pochi, veramente pochi per mandare avanti una famiglia e una casa.Ora, però, il poliziotto ha vinto. «Il 9 ottobre si è tenuta la riunione del Consiglio provinciale di disciplina, l'organo preposto a valutare le sanzioni - racconta - e venerdì scorso mi è stata notificata la decisione. Rischiavo la destituzione, ovvero il licenziamento. Invece è stata decisa la deplorazione». Una sanzione meno grave della sospensione a cui era sottoposto. Quindi un riconoscimento del fatto che Tortosa ha compiuto un negligenza meno drammatica di quanto avevano stabilito i vertici della polizia. Di certo ha pagato sulla sua pelle il nervosismo che ancora accompagna le nefandezze compiute a vari livelli durante il G8 di Genova. Ad aprile serviva una vittima sacrificale per azzittire la Corte Europea dei diritti dell'uomo, che tuonava contro il nostro Paese: Tortosa era l'uomo giusto al momento giusto. «Ribadisco che dicendo rientrerei mille volte alla Diaz - conclude l'agente - volevo intendere solo che ero certo che il VII nucleo si attenne ossequiosamente agli ordini che impartiti.

Sono più sereno adesso ma non ho nulla per cui festeggiare perché per mesi la mia famiglia ha vissuto con un fardello sulle spalle. Il 26 giugno, poi, ho seppellito mia madre: non saprà mai che sono tornato a quel lavoro che amo tanto. In polizia».

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