Dipende solo da petrolio e gas. La Libia ha troppo bisogno di noi

La Libia è Italia-dipendente perché sopravvive ormai quasi solo con i proventi del petrolio e del gas dell'Eni, che ammonta a circa 200-250mila barili al giorno di petrolio equivalente

Dipende solo da petrolio e gas. La Libia ha troppo bisogno di noi

Altro che Onu, la Libia è petrolio-dipendente e si avvia alla catastrofe economica. L'Isis fa la voce grossa con noi per ricattarci perché ha bisogno di noi. Ma, oltre all'Isis, anche i governi di Tripoli e Bengasi hanno un bisogno disperato di noi. Petrolio e gas, quando c'era Gheddafi, davano il 70% del Pil libico, il 95% del suo export e il 90% delle entrate governative. Il petrolio è passato da 130 a 55 dollari il barile, mentre la produzione libica di petrolio e gas si è dimezzata. Dunque il contributo al Pil, all'export e alle pubbliche entrate libiche si è ridotto in proporzione. Ossia il Pil si è più che dimezzato. Al netto dei danni causati dalle guerriglie e dalle distruzioni, il Pil della Libia è ora probabilmente non più del 30% di quello del periodo normale mentre le pubbliche entrate e l'export sono un quinto di allora.

In questo quadro, la Libia è Italia-dipendente perché sopravvive ormai quasi solo con i proventi del petrolio e del gas dell'Eni, che ammonta a circa 200-250mila barili al giorno di petrolio equivalente. L'Eni non è coinvolto in ciò che accade in Cirenaica, perché opera a Ovest di Tripoli, fuori dall'area dei conflitti. La sua principale sede in territorio libico è a Mellitah, 85 km da Tripoli, vicino alla Tunisia. Estrae metà del suo petrolio e gas off-shore , 120 km a Nord Ovest da Tripoli. E per i giacimenti in territorio libico opera soprattutto a Wafa a 520 km a Sud Ovest di Tripoli, nel Fezzan al confine con la Tunisia e ancora più a Sud, a Elephant, poco lontano dal Niger. Senza il gas dell'Eni, Tripoli cesserebbe di esistere, perché fornisce i tre quarti del fabbisogno energetico al suo milione di abitanti.

C'è un'altra ragione per cui la Libia ha bisogno che l'Eni estragga ed esporti il suo petrolio e gas, il fatto che circa il 50% dei proventi va alla Noc (National oil company) la compagnia nazionale petrolifera. Ai volumi attuali di produzione i proventi globali del greggio e del gas libico dell'Eni sono stimabili in circa 4,5 miliardi l'anno. Gli oltre 2 miliardi che competono al Noc fanno quadrare il bilancio. La popolazione della Libia, che era di 6 milioni di abitanti e ora forse è di 5,5 perché parecchi emigrati egiziani e dell'Africa centrale sono andati via, sta vivendo molto al di sopra del suo attuale Pil, perché i due governi sono molto riluttanti a licenziare i dipendenti pubblici, che sono un milione e mezzo, più di metà degli occupati totali e a ridurre i sussidi alla benzina, al pane e all'elettricità che ammontano 15 miliardi. Così si intaccano le riserve della banca centrale, che all'epoca di Gheddafi ammontavano a circa 150 miliardi di dollari. Ora sono meno di 100 miliardi. Dato il basso provento dell'export, fra poco non ci sono più soldi per pagare il grano di importazione, se non usando le riserve della banca centrale, che in tre anni si possono azzerare.

Quando il ministro Gentiloni dice che manca poco tempo per far tornare la pace in Libia non so a che cosa si riferisca. Sarebbe bene far sapere alla popolazione libica che il tempo che le manca prima di essere ridotta in miseria si sta riducendo e che i due governi la stanno illudendo. L'Egitto bombarda le fazioni militari ostili in Libia, non solo perché hanno ucciso suoi cittadini copti innocenti, ma anche perché teme il collasso economico petrolifero libico. In Libia c'erano un milione di immigrati egiziani, ora la metà.

Gli investimenti libici in Egitto erano molto importanti come anche l'export verso la Libia. Noi dobbiamo difendere le postazioni Eni in Libia e la nostra incolumità nazionale dai terroristi ma è Libia che ha soprattutto interesse alla pace e alla nostra collaborazione, perché senza di noi muore.

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