Diritti tv, toghe ultrà sconfitte: pena davvero finita ​per il Cav

La Procura generale di Milano non presenterà ricorso contro l'ordinanza del tribunale di sorveglianza che dichiarava estinta la pena

Diritti tv, toghe ultrà sconfitte: pena davvero finita ​per il Cav

E adesso è davvero finita. Per Silvio Berlusconi la lunga e tormentata vicenda dell'inchiesta per frode fiscale per i diritti tv comprati da Mediaset si chiude definitivamente questa mattina, quando la Procura generale di Milano - dopo lunga riflessione - rende noto che non intende presentare ricorso contro l'ordinanza del tribunale di sorveglianza che dichiarava estinta la pena, espiata dal Cavaliere facendo il volontario tra gli anziani di Cesano Boscone. Era l'ultimo spiraglio che poteva riportare l'ex premier a fare i conti con l'unica vicenda processuale finita con la sua condanna, e non era un esito scontato. Per mesi, nel tribunale di Milano è stata forte la voce dei "duri" in toga che ritenevano intollerabile che Berlusconi uscisse di scena senza fare un giorno di carcere. E ancora più intollerabile, per alcuni settori della magistratura meneghina, era che insieme alla fine della pena detentiva il tribunale avesse dichiarato cessata anche la interdizione dai pubblici uffici, aprendo la strada (per quanto di sua competenza) al ritorno di Berlusconi in politica.

Il sostituto procuratore generale Antonio Lamanna, che sin dall'inizio si è occupato della espiazione della pena di Berlusconi, si è lasciata aperta fino all'ultimo ogni scelta. Oggi scadevano i termini per l'impugnazione. E solo oggi Lamanna ha sciolto il nodo. Diventa definitiva la ordinanza con cui il 15 aprile scorso il giudice di sorveglianza Beatrice Crosti, che nei mesi scorsi aveva incontrato a lungo il Cavaliere, aveva dato atto del comportamento tenuto dal condannato durante i dieci mesi e mezzo trascorsi in affidamento ai servizi sociali. Che insieme alla condanna sparisse anche la interdizione dai pubblici uffici, per il giudice era scontato, vista la giurisprudenza costante del tribunale di Milano sulle cosiddette "pene accessorie": ma organi di stampa e alcuni magistrati hanno cercato a lungo di sostenere che l'interdizione rimaneva valida.

Invece, alla fine, ha prevalso la scelta di trattare Berlusconi come qualunque altro imputato. Pietra tombale sulla vicenda dei diritti tv. A separare concretamente l'ex premier dalla possibilità di ricandidarsi resta ora solo la legge Severino, che il Senato ha scelto di applicare retroattivamente al leader di Forza Italia.

Contro questa interpretazione, Berlusconi ha presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo: ma la Corte, in altri casi che riguardavano l'Italia dimostratasi assai solerte, ha fatto sapere che prima di una decisione sul "caso Berlusconi" potrebbero passare ancora degli anni.

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