Cronache

Spotify? È una discoteca per gente sola

Spotify? È una discoteca per gente sola

Spotify è utile come sottofondo per fare sesso o per una riunione conviviale tra amici, o ancora se si fanno le pulizie in casa... Non è certo il massimo per ascoltare la musica. Spotify è fatto per chi non segue la musica, per chi non conosce i vari generi ma vuole soltanto divagarsi. E in questo non c'è nulla di male.

Quel micidiale marchingegno è la versione ultramoderna della discoteca (luogo di svago per definizione) ma in più incentiva la solitudine (in discoteca si ascoltava musica pessima ma almeno si cuccava!). Spotify fa paura, è imponente per la mole di canzoni che contiene, ma non educa al gusto musicale. Ho un'amica che non distinguerebbe Emma Marrone da Barry White, tantomeno il jazz dal rock, che però è sintonizzata tutto il giorno sugli album più improbabili passando dal country alla musica latina. È vero, aiuta a scoprire nuovi mondi, ma non insegna a penetrarli.

Ho digitato proprio ora su Spotify la parola jazz. Sono venuti fuori, come primi due album, Late Night Jazz (con questo ci fai la seratina birichina di cui si diceva all'inizio) e Coffee Table Jazz, ovvero musica da bar. Va beh, concesso, è educativo e popolare, quindi fruibile da tutti, ma vuoi mettere la sana ricerca di un album sulle riviste specializzate, la lettura della recensione o addirittura la tua recensione dopo aver ascoltato l'ultimo disco preferito, magari, visto che è tornato prepotentemente di moda, in vinile.

Diciamo che è un gigantesco Bignami (e questo è bene) ma non va usato da solo come fanno la maggior parte degli utenti oggi.

Perché abbia senso e sia vera una guida all'ascolto deve essere affiancato ai «tomi sacri», leggi ai dischi classici, che gli appassionati hanno conosciuto e masticato dopo lunghe ricerche e molti sacrifici, muovendo il sedere senza schiacciare un maledetto bottone.

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