di Paolo Giordano
Ci fosse almeno qualcosa di nuovo. In Giovani e Ricchi cambiano soltanto gli accessori ma il «format» è sempre lo stesso: almeno dai tempi delle presunte brioches di Maria Antonietta (che forse è uno dei tanti episodi inventati dalla vox storiografica) la cieca esibizione della ricchezza in tempi di povertà è uno dei «must» terapeutici per ipnotizzare chi fatica a pagare i conti di fine mese. Fin qui, niente di nuovo. Non a caso canali come Mtv nel recente passato hanno spesso trasmesso serie «vouyeur», ossia carrellate di ricchezza mostruosa (e generalmente non guadagnata perché trattasi di figli e/o amanti) che al privilegiato soddisfano il piacere sadico dell'esibizione e agli altri amplificano la panacea masochistica di sentirsi vittime o perseguitati o, insomma, sfortunati. Un cul de sac di banalità inquietante e totalmente superata. O, per lo meno, assai consunta. Eppure. E, attenzione, in questa operazione televisiva di Raidue non si esalta la ricchezza guadagnata onestamente con talento e fatica. Se ne glorifica l'esibizione gratuita. La patetica esibizione dei «figli di papi» che arrivano a dire che «con 20/30 mila euro l'anno si sopravvive e basta. I giovani dovrebbero mirare a possedere una Maserati rivestita di velluto nero come me». Al di là degli inevitabili commenti qualunquisti o addirittura moralisti (scusate ma cosa dicono i genitori di questi mostri?) e al di là anche della legittima libertà di ignorare programmi come questo, rimane da chiedersi se il servizio pubblico possa accontentarsi di scimmiottare format stravisti per strappare qualche punto Auditel. «I poveri amano il lusso e gli intellettuali romanzano la povertà», diceva il filosofo.
Il servizio pubblico non dovrebbe fare né l'uno né l'altro ma garantire un punto di vista critico. Qui scordatevelo. Sotto i baby milionari si nasconde invece una povertà etica che funzionerebbe bene solo come esempio di disservizio pubblico, altro che.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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