Coronavirus

Distanza e mascherine. L'Inail detta le regole

Consegnate alla task force le linee guida per la ripartenza. Obbligo del medico in azienda

Distanza e mascherine. L'Inail detta le regole

Distanziamento, mascherine, anche nei mezzi pubblici, barriere di plexiglass nei locali, disinfettante in quantità. L'Inail ha tracciato le sue linee guida per la fase due e le ha consegnate al comitato tecnico scientifico che con la task force guidata da Vittorio Colao sta mettendo a punto la relazione finale sulla ripartenza. Sul «come», più che sul «quando». Il documento contiene i settori e relative classi di rischio del contagio, con le raccomandazioni per le riaperture. L'Inail osserva che i più a rischio restano parrucchieri ed estetisti, ma anche molti settori che non sono stati sospesi perché ritenuti essenziali come farmacie, agenzie funebri, forze dell'ordine, personale sanitario, trasporto aereo.

Per riaprire «gradualmente», le aziende dovranno garantire una «adeguata sicurezza». Tra le meno rischiose ci sono le imprese manifatturiere e di costruzioni, che potrebbero avere la «priorità nella riapertura» secondo l'istituto. Classificate a basso rischio anche commercio all'ingrosso e al dettaglio, agricoltura, silvicoltura e pesca, attività finanziarie e assicurative e pubblica amministrazione. Evidenziati in rosso i trasporti. Altamente rischiosi. Vanno trovate soluzioni per non vanificare le precauzioni prese dalle aziende: è «essenziale evitare aggregazioni sociali anche in relazione agli spostamenti». Il trasporto pubblico continua a essere uno dei nodi più difficili da sciogliere per gli esperti. Servono «piani di mobilità adeguati», incentivando «forme di trasporto sul luogo di lavoro differenti, anche con il mezzo privato». Si studia come potenziare le corse ed evitare orari di punta. In ogni caso, dice l'Inail, sarà obbligatorio seguire le regole del distanziamento e «indossare mascherine».

Il rischio di aggregazione è medio alto per bar e ristoranti, per cui nella prima fase di partenza si privilegerà il «cibo da asporto», come già adesso sta accadendo, poi si concederà la riapertura ma solo con dispositivi di protezione per il personale, mentre i tavoli dovranno essere distanziati sempre prevedendo «soluzioni innovative come il riposizionamento delle postazioni, l'introduzione di barriere separatorie per gli ambienti comuni».

Nelle aziende vanno organizzati gli orari per «l'entrata e l'uscita dei lavoratori», con scaglionamenti dei turni. Va incentivato lo smart working e disincentivate le trasferte così come ridotto il movimento all'interno dei reparti. Sarà «opportuno, soprattutto nelle aree geografiche a maggiore endemia, prevedere, alla riapertura, una sanificazione degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni».

In ogni caso va garantita la pulizia giornaliera dei locali, nonché «la sanificazione periodica». Andrà indossata la mascherina chirurgica dai lavoratori che condividono gli spazi. Regole che erano già state stabilite nell'accordo raggiunto tra aziende e sindacati.

Le aziende che non hanno già un medico competente, dovranno rivolgersi alla Asl per individuarne uno. E nella fase di transizione, «va considerato il rischio di una riattivazione di focolai nei luoghi di lavoro»: serviranno termoscanner all'ingresso per la temperatura «e se risulterà superiore ai 37,5° C, non sarà consentito l'accesso».

Nel caso in cui un lavoratore abbia febbre e sintomi di infezione respiratoria quali la tosse, «lo deve dichiarare all'ufficio del personale e si dovrà procedere al suo isolamento».

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