Ddl Zan, maggioranza spaccata: si va alla conta in Aula col rischio "tagliola"

Domani il ddl sarà discusso in Aula al Senato, ma la tensione è alle stelle. La sinistra teme la tagliola del centrodestra ed il voto segreto

Ddl Zan, maggioranza spaccata: si va alla conta in Aula col rischio "tagliola"

Dopo giorni di scontro, domani potrebbe davvero essere il giorno decisivo per il ddl Zan, ormai divenuto una vera e propria ossessione per i partiti della sinistra. La discussione in Aula al Senato è fissata alle 9:30, ed il clima è già tesissimo.

Il Pd di nuovo alla carica

A fare la sua mossa solo alcuni giorni fa il segretario del Partito democratico Enrico Letta che, messe da parte la crisi economica che sta attraversando l'Italia ed il malcontento crescente della popolazione, è tornato alla carica con il disegno di legge, deciso ad arrivare alla sua approvazione. Per portare a casa il ddl, Letta è disposto anche ad apportare delle modifiche, cosa che ha fatto insorgere il mondo Lgbt.

Nessun accordo

L'accordo fra i partiti, tuttavia, non è arrivato. Le trattative si sono chiuse con un nulla di fatto, e tutto è rimandato a domani, quando si terrà una nuova discussione in Aula al Senato, come disposto in calendario. Attese le richieste di sospensiva di discussione degli emendamenti al testo inoltrate sia da Lega che da Fratelli d'Italia.

Il ddl Zan dovrà affrontare il voto, che molto probabilmente sarà segreto. Il timore di chi sostiene il provvedimento è che questo possa affossare una volta per tutte il disegno di legge. Accordi, del resto, non se ne sono trovati: Lega e Forza Italia hanno chiesto di rinviare di una settimana, mentre Pd, Leu e M5s, spaccati fra loro, si sono detti contrari.

Al termine della riunione dei capigruppo, stando ad alcune indiscrezioni rilasciate dalle agenzie di stampa, volavano scintille, con Simona Malpezzi, presidente dei senatori del Pd, furiosa con la Lega, rea di non aver voluto trovare una mediazione, ritirando la cosiddetta 'tagliola' in cambio di uno slittamento del voto in Aula. Slittamento, fra l'altro, chiesto anche da Italia Viva.

A controbattere è stato il presidente dei senatori del Carroccio Massimiliano Romeo, che ha accusato i rappresentanti del Partito democratico di aver fin troppo forzato la mano, spingendo per portare il testo in Aula. Il leghista ha inoltre espresso la propria intenzione di chiedere il riscorso al voto segreto, cosa che ha letteralmente terrorizzato i dem, prontissimi a dare battaglia. "La 'tagliola' resta, certo che resta, e poi ci sarà la richiesta del voto segreto", ha promesso Romeo. "La Lega aveva dato disponibilità a cercare una mediazione sul testo del provvedimento, ma ci hanno detto di no". Ed in casa Pd hanno cominciato ad innervosirsi.

Lo scontro domani in Aula

Tutto è rimandato a domani quando si tornerà nuovamente a discutere dell'argomento. Per il ddl Zan sarà una giornata decisiva. I favorevoli al disegno di legge temono moltissimo la 'tagliola', della quale farà parte anche Forza Italia. Il voto segreto, inoltre, potrebbe davvero mettere la parola fine ad uno dei sogni dem.

La tensione, come dimostrato anche da alcune dichiarazioni dei politici, è altissima. "Il segretario del Pd Letta ha garantito a tutti che domani ci sono i voti. Speriamo bene", dicono alcune fonti di Italia Viva, come riportato da LaPresse.

"È da irresponsabili aver deciso di andare subito in aula senza trovare prima un accord , occorreva fare un rinvio di una settimana per entrare nel merito del provvedimento cercando un'intesa, come aveva chiesto Iv, cercando quelle modifiche auspicate anche da Letta", ha protestato il presidente dei senatori di Italia viva Davide Faraone. "Senza questa intesa si rischia il naufragio in Aula".

"Provare a rinviare il voto di domani sul ddl Zan sarebbe stato il modo doveroso di mettere al riparo una legge indispensabile" ha commentato su Twitter anche un preoccupato Ivan Scalfarotto.

"Chi ha cercato il muro contro muro anche a costo di far naufragare la legge si assumerà una terribile responsabilità".

Intanto il Movimento Arcobaleno si appella ai politici, chiedendo di votare a scrutinio palese e di non sottrarsi alle proprie responsabilità.

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