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Retromarcia di Letta sul ddl Zan. Ed è bufera Lgbt

Il segretario del Partito democratico apre a modifiche, ma Arcigay è sul piede di guerra: "Letta deve chiarire, così i tempi slittano ancora". Ecco cosa può succedere al Senato

Retromarcia di Letta sul ddl Zan. Ed è bufera Lgbt

Sul tema del ddl Zan arriva un cambio di passo rispetto ai toni duri usati fino a pochi mesi fa. Se in estate il dialogo per alcuni miglioramenti sembrava impossibile, ieri si è registrata un'apertura non scontata da parte di Enrico Letta: il segretario del Partito democratico ha fatto sapere che a breve chiederà ad Alessandro Zan, il padre della legge contro l'omotransfobia, di fare un'esplorazione con le altre forze politiche "per cercare di capire le condizioni che possano portare a un'approvazione rapida del testo". Dunque il numero uno del Pd non ha chiuso a possibili modifiche. Anzi, si è detto pronto a valutare eventuali correzioni mantendendo però i pilastri fondamentali del ddl.

L'ira di Arcigay

Tuttavia le dichiarazioni di Letta trovano un muro proprio dal mondo Lgbt. Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, fa notare che - anche con una sola modifica - il testo dovrebbe tornare alla Camera con tutte le incertezze dal caso. Da qui il timore di far slittare ulteriormente i tempi per l'approvazione del ddl Zan. La linea di Arcigay è chiara: il disegno di legge contro l'omotransfobia va approvato così com'è, senza altre mediazioni e rinvii.

Piazzoni è convinto che nessuno, e quindi neanche il segretario del Partito democratico, sarebbe in grado di garantire la conclusione dell'iter entro la fine della legislatura. Ma c'è anche un'altra questione su cui si vuole far luce. "Viene poi da chiedere: quali sono le forze politiche con cui il deputato Zan viene mandato a trattare? Letta ha per caso intenzione di far scrivere a Salvini la legge contro i crimini d'odio?", si chiede il segretario nazionale di Arcigay. Da qui la richiesta a Letta di "chiarire" il prima possibile la sua posizione.

Esultano centrodestra e renziani

Dall'altra parte invece l'apertura di Letta trova gli applausi del centrodestra. A parlare per conto di Forza Italia è il senatore Maurizio Gasparri, che vuole eliminare ogni muro contro muro dal campo: i motivi delle opposizioni al ddl Zan non vanno trovati nell'impianto teorico del testo per combattere le discriminazioni, ma riguardano alcune norme "che prevedono l'indottrinamento scolastico, la persecuzione delle opinioni e una rivoluzione antropologica con l'autodichiarazione di appartenenza di genere che causerebbe un caos totale".

Esulta anche la Lega di Matteo Salvini. Il senatore Simone Pillon sottolinea che "ora anche Letta prende atto che il ddl Zan è impresentabile" dopo aver ricevuto critiche pure dal mondo Lgbt, dal mondo femminista e dal Vaticano: "Meglio tardi che mai". La linea dell'apertura al dialogo è la stessa proposta da Italia Viva. Ecco perché Matteo Renzi gioisce e apprezza la svolta di Letta: "Se vogliamo che la legge passi, vanno cambiati i passaggi più delicati". I parlamentari del Movimento 5 Stelle mettono invece in guardia: "Nessuna mediazione al ribasso".

La partita in Senato

Come andrà a finire la partita del ddl Zan? Le risposte sono ovviamente ancora ignote. Sta di fatto che quelle in corso sono ore decisive: nel palazzo, in particolare al Senato, sono partite le trattative febbrili. Il disegno di legge contro l'omotransfobia dovrà affrontare il primo vero scoglio mercoledì a palazzo Madama: l'Aula dovrà esprimersi sulle due richieste di Lega e Fratelli d'Italia di non affrontare l'esame degli articoli.

Un voto segreto, un passaggio fondamentale per il provvedimento. Si tratta di un voto "in o out" che potrebbe provocare molteplici effetti. Potrebbe sbarrare le porte dell'Aula e dunque portare il ddl Zan su un binario morto oppure potrebbe metterlo sul treno che porta all'approvazione. Il tutto è legato all'appello di mercoledì.

Intanto Alessandro Zan ha riconosciuto che "la partita è complicata", ma si è detto fiducioso "che alla fine si troverà un punto di incontro". La mossa di Lega e Fratelli d'Italia viene vista come un tentativo di "affossare la legge" e dunque è stata giurata battaglia in Aula "perché non accada".

Domani Zan inizierà ad ascoltare i capigruppo dei vari partiti, ma ha già messo le mani avanti: "Cercherò di capire quali sono le richieste dei singoli gruppi e se si può arrivare ad una mediazione, che non sia però al ribasso".

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