Milano Aveva raccontato e denunciato di essere stata lasciata senza notizie dell'anziana madre ricoverata in casa di riposo, e di avere appreso solo telefonando della sua morte dovuta al coronavirus. Ma ora la direzione della Rsa replica duramente. E scrive alla Procura di Milano che in realtà la figlia si era totalmente disinteressata delle condizioni della mamma, tanto che la signora era arrivata all'ospizio su richiesta dell'amministratore di sostegno, senza l'indicazione di alcun familiare cui fare riferimento, e era rimasta ricoverata per un mese senza mai ricevere una visita. Solo all'indomani del decesso la figlia è scesa in campo, presentando una denuncia che prelude a una richiesta di danni.
È la prima contromossa di una delle tante Rsa pubbliche e private finite nel mirino per i decessi da Covid-19, e apre una finestra su un tema, quello del contenzioso legale, che si trascinerà a lungo dopo la fine dell'emergenza. A metterla in campo è una Rsa che già nei giorni scorsi si era messa in luce per una mossa piuttosto brusca, ovvero la sospensione dal lavoro dei dipendenti che avevano firmato la denuncia per le presunte carenze nei sistemi di sicurezza. È la fondazione Don Gnocchi, che nonostante sia controllata dall'arcivescovado di Milano sta diventando la capofila delle strutture che decidono di non subire senza reagire l'attacco mediatico e giudiziario.
La storia della anziana deceduta è contenuta nella memoria che la fondazione ha inviato in Procura due giorni fa per chiedere l'archiviazione del procedimento a carico dei suoi tre dirigenti indagati in base alle denunce. Nella memoria la fondazione contesta frontalmente tutte le accuse, a partire dalla lentezza con cui avrebbe fornito le mascherine, ordinando persino al personale di non utilizzarle: «Baggianate», le definisce, sostenendo di essersi limitata a invitare il personale a un uso oculato delle poche maschere a disposizione, visto che le forniture richieste non arrivavano.
La Don Gnocchi liquida come una falsità totale l'accusa secondo cui avrebbe invitato un medico risultato positivo a tenere nascosto il suo stato, e allega alla memoria una dichiarazione autografa del sanitario che attesta «nessun responsabile della Fondazione mi ha indicato di non riferire le condizioni». Quanto all'anziana deceduta, nella memoria si scrive che la donna, affetta da demenza senile, era arrivata il 18 febbraio su indicazione degli assistenti sociali del comune di Rho, accompagnata dall'unica indicazione del telefono fisso di un'assistente.
«L'istituto aveva quale unico riferimento telefonico quello del medesimo assistente sociale, in quanto la figlia non era conosciuta in istituto, non risulta mai essersi presentata in istituto e la sua esistenza non era nota neppure ai medici curanti». Quando le sue condizioni peggiorano, la Don Gnocchi cerca di chiamare gli assistenti sociali: ma il telefono non risponde mai.
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