Ore 11,15. Crolla la Torre dei Conti nel rione Monti. Quattro operai estratti dalle macerie, un quinto uomo sepolto vivo per undici ore ed estratto solo in tarda sera in gravi condizioni. Una lotta contro il tempo per i vigili del Fuoco di Roma impegnati con ogni mezzo, anche scavando a mani nude, per salvare un addetto alla ristrutturazione della torre altomedievale di largo Corrado Ricci, ultimo tratto di via Cavour prima di intersecare via dei Fori Imperiali. Al primo crollo, durante l'intervento delle squadre di soccorso, ne segue un altro ancora più devastante del primo. Sono le 12,40 e l'area viene avvolta da polvere e detriti. I vigili sono costretti ad arretrare l'autoscala per mettersi in salvo mentre si allontanano le possibilità di portare in superficie il quinto superstite. Mentre centinaia di turisti si accalcano al di là della zona chiusa al traffico per l'emergenza, viene chiesto il silenzio assoluto per percepire anche il più debole segno di vita all'interno delle macerie. Per consentire ai mezzi confluiti da ogni parte di muoversi in sicurezza fra la torre e le strutture adiacenti, viene rimosso un lampione. Non basta. Il rischio del collasso totale della vecchia fortificazione eretta dalla famiglia Conti di Anagni nel IX secolo è reale.
La Procura di Roma apre un fascicolo per disastro e lesioni colpose. È il pm Mario Dovinola a condurre le indagini sulla dinamica del disastro, sull'intervento di ristrutturazione con i fondi del Pnrr (7 milioni di euro) e su eventuali errori tecnici in fase di restauro che avrebbero indebolito la struttura. "Prima dell'avvio delle opere sono state effettuate indagini strutturali, prove di carico e carotaggi per verificare l'idoneità statica, che avevano attestato le condizioni di sicurezza necessarie per procedere agli interventi sui solai" spiega la sovrintendenza ai beni culturali. "Il rischio crollo è altissimo, la priorità assoluta è salvare l'uomo", spiega il prefetto Lamberto Giannini, tanto da rallentare i soccorsi dell'operaio incastrato fra i detriti. Sul posto, oltre ai carri gru e ai mezzi pesanti fra cui gli Elephant per aspirare le macerie, unità specializzate negli interventi di recupero in zone terremotate, le Usar, Urban Search and Rescue dei vigili del fuoco, e squadre speleologiche. Operazioni che proseguiranno per tutta la notte, anche dopo aver riportato in superficie l'operaio che manca all'appello. Secondo una prima ricostruzione, poco dopo le 11 un primo dissesto dell'antica struttura difensiva. Quattro gli operai coinvolti, tre sospesi sulle impalcature e uno finito a terra, travolto dalla valanga di mattoni e calcinacci. Quest'ultimo, 64 anni, in gravi condizioni tanto da essere ricoverato in terapia intensiva al San Giovanni. Ne resta un quinto, sotto un cumulo di laterizi. Si chiama Octay Stroici, 66 anni, romeno. Raggiunto dai soccorsi, viene portata una barella. Non fanno in tempo a raggiungerlo che arriva il secondo scossone che fa crollare un'altra porzione della parete est, quella verso via Cavour. Sono istanti drammatici. I pompieri sono costretti ad arretrare. L'intera zona viene avvolta dalla polvere. Poco dopo si riprende a scavare. L'operaio è sempre lì. Viene calato un tubo collegato con una bombola di ossigeno. Si lamenta, è ferito ma risponde ai soccorritori, gli chiede di fare presto. Sale anche un medico. La situazione è delicata, si procede cercando di evitare nuovi crolli, i tempi si allungano. Fuori la moglie, sotto choc, segue le operazioni di soccorso.
Solo intorno alle 22,30 l'operaio viene tirato fuori tra gli applausi e caricato su un'ambulanza, scortata in ospedale. Le condizioni sono serie, a bordo gli viene fatto il massaggio cardiaco. "Ho sentito un boato ed è venuto tutto giù", racconta il muratore Gaetano La Manna, dimesso nel pomeriggio.