Dal doppio gioco al doppio turno, ultima tentazione di Renzi. Ora che ha stravinto le primarie del Pd, cerca nuove risposte al quizzone elettorale. La prima domanda sembra quasi una «bischerata»: chi è l'avversario da battere? Renzi ha scelto, ma la risposta in verità era obbligata, sembrano averla già data in questi mesi gli italiani: il Movimento di Beppe Grillo. Solo che batterlo ora è un'impresa, così l'ex premier toscano proverebbe a giocare d'astuzia. Il suo sogno è andare a votare il prima possibile, ma il Quirinale senza una correzione allo strabismo elettorale di Camera e Senato non darà mai il via libera.
Che fare, allora? Da oltre un mese lancia ai grillini un messaggio: vediamocela tra di noi, tagliamo fuori gli altri, chi vince governa, chi perde fa opposizione e per arrivarci mettiamoci d'accordo su una nuova legge elettorale. In apparenza i Cinque Stelle se ne fregano della avances di Renzi, è quello che dicono ed è quello che pensa la base. C'è chi potrebbe essere tentato dall'azzardo di un patto con il leader Pd, come Luigi Di Maio, che qualche apertura in questi giorni l'ha anche fatta. E, come lui, anche Alessandro Di Battista: per entrambi (come per altri big grillini) questa potrebbe diventare l'ultima occasione per governare. «Sì, penso sia possibile rivedere il vincolo del secondo mandato elettivo. Ed è probabile che, come facciamo sempre, la proposta venga votata dalla Rete», ha già spiegato Danilo Toninelli, deputato M5s, l'uomo delle riforme. Solo che l'abolizione dei due mandati varrà per chi è stato eletto nelle amministrazioni locali e potrà candidarsi per Camera e Senato. Ma il divieto rimarrà per chi è già stato deputato o senatore per due legislature. Insomma, trovare una legge maggioritaria che metta insieme vittoria e «diritto» di governare attizzerebbe parecchio anche Di Maio. La legge ci sarebbe già, è una proposta avanzata da un po' di tempo dal Pd. E ora rispolverata, rilanciata, sottolineata. Giusto per rendere più appetitosa l'esca. La proposta di legge, dimenticata per un po' alla commissione Affari Costituzionali della Camera, l'ha firmata Gian Mario Fragomeli, deputato Pd. Ma ora a parlarne, a farla girare, sono renziane agguerrite come Alessia Rotta e Simona Malpezzi. Strizza l'occhio al maggioritario, non seppellisce l'opzione proporzionale, uno di quei compromessi che alla fine piacciono sempre a Renzi. Non prevede il ballottaggio ma il doppio turno sì e ci possono accedere tutti i partiti che alla prima consultazione avranno superato uno sbarramento del 20%. C'è un premio di maggioranza per chi, eventualmente, superasse al primo giro il 40%. E questa è una soglia salvata dalla Corte Costituzionale anche nell'Italicum.
Altri numeri al secondo turno. Il premio di maggioranza scende al 37%. E chi lo raggiunge salta al 52%. Premio di maggioranza più proporzionato, probabilmente accettabile per la Consulta, anche se nella sostanza non cambia nulla. Così chi vince può governare. Renzi ci vuole provare. Pensa: «Sfidiamo i Cinque Stelle, ma che sia un duello all'ultimo sangue». Al primo giro li aveva fregati tutti, ora è difficile che gli altri ci caschino. Ed è questa la risposta che Renzi fornisce a chi, tra i suoi consiglieri, lo invita a una tattica più prudente: trovare la maggioranza di governo con accordi parlamentari da fare dopo il voto. Questo significherebbe giocare al «proporzionale», con un occhio a Forza Italia e ai centristi, un altro alla sinistra più morbida di Giuliano Pisapia.
Solo che a Renzi questo consiglio non piace, perché si sentirebbe prigioniero delle alleanze e lascerebbe l'ultima parola al Quirinale. La realtà è che nessuno è convinto di vincere e all'orizzonte c'è il timore di un nuovo pareggio. Per questo anche i grillini non sanno ancora cosa fare. E aspettano la prossima offerta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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