Vietato sorpassare il ciclista a una distanza laterale minore di un metro e mezzo. Sta per diventare legge l'utopica proposta presentata dal senatore di Gal Michelino Davico, sottoscritta da 62 senatori di varia estrazione, dal Pd a Sinistra Italiana a Forza Italia. Invece che impegnarsi a debellare la piaga dei tastieristi al volante (causa di due incidenti su tre, altro che alcol), ecco arrivare una legge sostanzialmente inapplicabile. Ricapitoliamo: un metro e mezzo è individuato come spazio vitale che evita a chi viaggia su un mezzo leggero (come una bicicletta) di essere investito dallo spostamento d'aria. Perfetto. Ma in caso di incidente come ci si regolerà? A occhio nudo? Col metro? E se lo scarto rilevato è di pochi centimetri? Si applicherà l'esorbitante sanzione di 651 euro? Ma soprattutto, e qui sta il punto, in quel labirinto di stradine che caratterizzano la maggior parte dei centri italiani (Roma, Milano, Torino e Napoli comprese), come è possibile mantenere una distanza simile? Il rischio è che saremo condannati ad adeguarci alla velocità (ma anche allo stile di guida) del ciclista, con devastanti ripercussioni sul già anarchico traffico nostrano.
Come è naturale che sia, la proposta è stata accolta con soddisfazione dai ciclisti, meno bene dagli automobilisti che rischiano un salasso: le sanzioni vanno, infatti, da un minimo di 163 euro a 651. Non solo: c'è poi la sospensione amministrativa della patente, da 30 a 90 giorni e fino a sei mesi se il guidatore è un neo patentato.
Attualmente, spiegano i proponenti, il sorpasso è regolamentato in maniera generica dal codice della strada, che impone di tenere «una distanza adeguata laterale» che però non viene in alcun modo quantificata, rendendo difficilmente applicabile tale previsione normativa.
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