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Il dottore anti-italiani è in bancarotta

Jessen disse: "Covid? Alibi, a Roma amano la siesta". Ridotto sul lastrico

Il dottore anti-italiani è in bancarotta

Il dottor Jessen è nei guai. Deve versare centoventicinquemila sterline sul conto di Arlene Foster che è primo ministro dell'Irlanda del Nord. Il giudice ha accolto la denuncia di lady Foster che, secondo Christian Jessen, avrebbe avuto una relazione extramatrimoniale con una delle guardie del corpo. Una balla mai documentata però messa in circuito dal medico chirurgo al quale piace ogni tanto spararle a caso, divertendosi con quell'espressione un po' così, sghemba, con un sorriso beffardo e infine ebete. Jessen chiede aiuto, è sull'orlo della bancarotta, ha bruciato il gruzzolo. Il chirurgo vanta anche una storia torbida di farmaci irregolari, acquistati su un sito online con prescrizioni che venivano firmate da medici di domicilio in Romania, tutta roba fuori dal controllo della commissione sulla sicurezza sanitaria.

Ma il dottor Jessen è diventato famoso tra noi italiani per alcune facezie da pub. Nei mesi scorsi aveva affrontato, tra mille, la questione dell'omosessualità, definendola una malattia curabile e poi così aveva dichiarato che il coronavirus altro non era che «un brutto raffreddore», intuendone, da volpe della medicina, una importanza marginale: «Lo so, è tragico per le persone coinvolte ma non si tratta di grandi numeri. Non colpisce le madri, non riguarda le donne incinte, perciò perché questo panico di massa? Spero di non dovermi rimangiare queste parole». Non si è rimangiato nulla, anzi aveva aggiunto, in una intervista radiofonica all'emittente Fubar: «Quello che dico potrebbe essere un po' razzista, e mi toccherà scusarmi, ma non pensate che il coronavirus sia un po' un alibi? Gli italiani, sappiamo come sono, per loro ogni scusa è buona per chiudere tutto, interrompere il lavoro e fare una lunga siesta». Direi uno scienziato con la schiuma, di quelli che non si trovano più in circolazione, se non in qualche birreria o negli studi televisivi o nei corridoi dell'Harley Street Hospital di Londra, dove lo Jessen esercita il mestiere per cui si è laureato.

Christian Jessen, quando non è in sala operatoria, è un personaggio popolare, come presentatore e intrattenitore di reality show sulla medicina che si occupano di persone con bizzarre anomalie, uomini con seno che produce latte, donne con unghie deformate, ragazzi con dentatura da squalo, un repertorio che permette a mister Jessen di esibirsi con diagnosi e prognosi che raccolgono audience ma di cui non si conoscono le conseguenze. Christian Jessen, invece, sta conoscendo le conseguenze per quella malalingua che aveva insinuato sulle frequentazioni del primo ministro irlandese di Belfast e dunque si è ritrovato senza un penny, sull'orlo di una crollo contabile e di identità, perché rischia la crisi anche la sua relazione con Rogerio Barreto, il brasiliano, capo cameriere di un ristorante londinese, con il quale da molti anni ha avviato un rapporto intenso, con il progetto di avere un figlio o una figlia. Dunque è lo steso Christian che propone una cura medica per l'omosessualità, e siamo alla follia, ma dichiara di non essere stato da sempre gay e che i suoi pazienti sono sorpresi quando scoprono la nuova realtà. Ma forse si tratta di un semplice brutto raffreddore e, molto probabilmente, Jessen sta chiedendo un aiuto finanziario perché, come gli italiani, non ha voglia di lavorare e vuole regalarsi una lunga siesta. Potrebbe venire nel nostro bel pase, luogo di accoglienza per la qualunque: troverà luoghi per riposarsi e un'emittente con la quale palpare mammelle maschili, unghie di piedi femminili e dentature di italian boys.

Gli garantiremo anche il reddito di cittadinanza.

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