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Draghi bacchetta i No Vax: "Pulsioni antiscientifiche". E riceve minacce in rete

Il premier al Gran Sasso elogia "la scienza che ci ha salvato". Sempre aperto il dossier gas

Draghi bacchetta i No Vax: "Pulsioni antiscientifiche". E riceve minacce in rete

Ma banalmente, «la scienza ci ha salvato». Semplicemente, come abbiamo visto con il Covid, «ha fatto la differenza tra la vita e la morte». Sembra un concetto facile, terra terra, elementare, eppure Mario Draghi deve scendere nelle gallerie del Gran Sasso, nel cuore della montagna sacra della fisica nucleare, per riaffermare il valore dell'ovvio. «Dobbiamo respingere le pulsioni antiscientifiche perché la pandemia ha riproposto la centralità della scienza per la nostra società. Vale per lo sviluppo di vaccini e medicinali come per la lotta al cambiamento climatico». E vale anche per le grandi opere, per lo sviluppo economico che non si può fermare, per l'energia. Alle otto del mattino Claudio Descalzi, amministratore delegato dell'Eni, entra a Palazzo Chigi con il piano di trivellazioni nell'Adriatico: più gas italiano significa meno dipendenza dall'estero e in futuro bollette meno care. Domani il decreto energia potrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri.

Basta dunque con no vax, no triv, no tav, il Draghi versione 2022 vuole accelerare per mettere il Paese in condizioni di spendere i miliardi europei del piano di rinascita. «Senza ricerca non c'è innovazione e senza innovazione non può esserci progresso». E subito arrivano via Telegram le nuove minacce del gruppo Basta Dittatura, con attacchi sui social e la pubblicazione di dati sensibili del premier: «Ogni sera alle 21 sotto il suo appartamento». Ieri sera non c'era nessuno. La polizia postale indaga.

Tutto ciò non sembra intimorire o rallentare il presidente del Consiglio. «La scienza non è soltanto una somma di scoperte, è soprattutto metodo. Ci ricorda che alla base di ogni discussione, anche la più accesa, devono esserci evidenze affidabili e verificabili. E che chiunque abbia posizioni di responsabilità e la capacità di influenzare il dibattito pubblico deve distinguere tra i fatti e ciò che è solamente opinione». Non se ne può più delle chiacchiere da bar, del virologo improvvisato della porta accanto, delle manovre destabilizzanti. «Oggi le pulsioni antiscientifiche puntano alla delegittimazione dei singoli esperti e delle loro istituzioni. Dobbiamo difenderli e coltivare la cultura scientifica, promuoverne il ruolo centrale nella società».

Insomma, dice Draghi, come è risultato lampante in questi due anni di pandemia, «è il silenzioso lavoro del ricercatore a fare la differenza tra vita e morte, tra speranza e disperazione», quindi adesso «vogliamo prenderci cura della scienza come si è presa cura di noi», intervenendo «senza ingerenze» per rafforzare «una delle grandi eccellenze italiane su cui siamo troppo in ritardo». Arrivano i soldi. «Grazie al Pnrr investiamo oltre 30 miliardi di euro in istruzione e ricerca e finanziamo trenta progetti per infrastrutture innovative. Nei prossimi quattro anni destiniamo nove miliardi alla ricerca di base e applicata, moltiplichiamo i bandi, incrementiamo la collaborazione internazionale».

Il rallentamento, spiega il premier, è pure culturale: poche borse di studio per i giovani, poco spazio per le donne. Serve un rovesciamento di mentalità per riportare a casa i cervelli scappati all'estero. «Puntiamo ad aumentare da 8 a 20mila le borse per i dottorati e a portare al 35% le studentesse in discipline stem». Giorgio Parisi, premio Nobel 2021 per la fisica, lo accompagna nei laboratori sotterranei e chiede che non ci si fermi ai soldi del Pnrr. «Il capitale umano è importante ma la regolarità dei finanziamenti è cruciale per i programmi di ricerca, Nessuno scienziato verrebbe o resterebbe in Italia sapendo che possono non mandare i fondi.

Occorre certezza». Draghi ascolta e promette: «Creeremo le condizioni economiche e culturali perché possiate progettare e crescere». Ma pazienza. «Vogliamo promuovere il merito, questo dibattito deve portare presto a risultati concreti».

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