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Draghi fa esplodere il PD. Zingaretti si dimette: è caos

Effetto governo: dopo i CInque Stelle salta anche la sinistra.

Draghi fa esplodere il PD. Zingaretti si dimette: è caos

Dopo aver fatto implodere i Cinque Stelle Mario Draghi fa esplodere pure il Pd. Non lui personalmente, ma sta di fatto che al suo apparire sulla scena politica le sinistre sono andate in tilt, hanno perso la bussola e quindi la rotta, ammesso che prima ne avessero una. È successo che Nicola Zingaretti che da giorni stava sulla graticola ieri si è dimesso con un post su Facebook: «Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid».
Può essere che da quelle parti in molti non abbiano gradito la distribuzione delle poche poltrone che Draghi ha assegnato al Pd e mettiamoci pure i mal di pancia per aver accettato di andare al governo con Salvini e Berlusconi.
Ma il problema è soprattutto un altro ed è probabilmente legato all'ostinazione con cui Zingaretti lavora per costruire una alleanza organica e strutturale con i Cinque Stelle a trazione Giuseppe Conte, nonostante nei sondaggi ma a mio modesto avviso solo nei sondaggi l'ex premier riporterebbe i grillini sopra al Pd.
Certo che se la sinistra da tempo immemorabile è allo sbando, Zingaretti di suo non è uomo dalle idee chiare: dal «mai con i Cinque Stelle» dell'autunno del 2019 al governo con Di Maio e alla passione per Conte; dal «Conte o elezioni» del gennaio scorso alla genuflessione ai piedi di Draghi. E poi lo sfregio alle donne del Pd lasciate fuori dal governo seguito a ore da una dichiarazione d'amore (professionale) a Barbara D'Urso. Insomma, non stiamo parlando né di un leader né di uno statista. La verità è che Zingaretti stremato si è dimesso a sorpresa, nella speranza di raggiungere una tregua interna ed essere così riconfermato per acclamazione nell'Assemblea nazionale già convocata per il 13 marzo. Ma anche se così accadesse il dado è tratto: l'avventura di Zingaretti alla guida del partito finisce qui, ben che gli vada passerà da bersaglio a ostaggio delle bande che scorrazzano da sempre all'interno del Pd.
Chissà che dietro tutto questo non ci sia anche lo zampino di quel marpione di Matteo Renzi, che dalla deflagrazione del Pd ha tutto da guadagnare. La partita è soltanto all'inizio e assai aperta, anche nelle ripercussioni che l'esito finale potrà avere, in meglio o in peggio, sulla tenuta dell'anomala maggioranza che regge il governo Draghi.

Come direbbe lo stesso Renzi: «E adesso pop-corn per tutti, che lo spettacolo inizi».

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