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Draghi sblocca i cantieri: 83 miliardi di grandi opere

Il premier: "Scommettiamo sul debito buono" Giovannini: "Si creeranno 100mila nuovi posti"

Draghi sblocca i cantieri: 83 miliardi di grandi opere

Nel Def c'è «una scommessa sul debito buono e il punto è che deve essere investito bene». Il premier Mario Draghi ieri in conferenza stampa ha spiegato che il nuovo extradeficit da 40 miliardi è finalizzato a migliorare il quadro macroeconomico del Paese e le sue prospettive di crescita e non a finanziare spesa corrente. «Non è più una questione di fare debito o no, noi faremo debito, punto», ha aggiunto rimarcando che «ora deve essere investito bene, gli investimenti sono stati ben individuati e attuati».

Questo impegno nei confronti degli investimenti pubblici è talmente radicato nel governo da autonomizzarsi rispetto al Recovery Plan. Ieri il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, ha infatti disposto la nomina di 29 commissari straordinari nominati per gestire 57 opere pubbliche «da tempo bloccate a causa di ritardi legati alle fasi progettuali ed esecutive e alla complessità delle procedure amministrative». Queste erano opere già finanziate e deliberate, ha spiegato Draghi, «aspettavano di essere attuate: il ministro ha preparato un cronoprogramma dove si vede esattamente la data di apertura dei cantieri». Questi ultimi, ha chiosato il titolare del dicastero di Porta Pia, «hanno un costo di circa 83 miliardi, dei quali 33 miliardi sono già finanziati e il resto verrà integrato con il Next Generation Ue». Con l'avvio dei lavori, ha aggiunto, «ci aspettiamo un impatto di 20mila unità lavorative fino ad arrivare a 100mila unità tra il 2026-27».

In particolare, si tratta di 16 infrastrutture ferroviarie, 14 stradali, 12 caserme per pubblica sicurezza, 11 opere idriche, 3 infrastrutture portuali e una metropolitana. Gli 82,7 miliardi di euro di costo effettivo sono distribuiti per il 26% al Nord, per 30% al Centro e per il 44% al Sud. Nel 2021 si prevede l'apertura di 20 cantieri, cui se ne aggiungeranno 50 nel 2022 e 37 nel 2023. L'ok dei commissari, d'intesa con i presidenti delle Regioni interessate, sostituirà la caterva di autorizzazioni oggi necessarie salvo quelle ambientali, culturali e paesaggistiche. Partita aperta per il Ponte sullo Stretto. Giovannini ha detto che «nelle raccomandazioni del Pnrr c'è un investimento per l'attraversamento dinamico».

Ecco perché Draghi ha sottolineato che occorre «lavorare alla sfida di assicurare che dopo la ripresa continueremo a crescere e a mantenere alto il livello occupazione, per tornare a essere un Paese che cresce». Le stime del Def, ha proseguito, «non tengono conto delle riforme perché sono stime prudenziali», ma le riforme della giustizia civile, della Pa e del fisco «sicuramente avranno un effetto positivo sulla crescita».

L'ex numero uno della Bce è convinto dell'efficacia di questa impostazione di politica economica al punto da affermare che «non abbiamo intenzione di pensare a una manovra correttiva». Insomma, non dovrebbe essere necessario un aumento della pressione fiscale e il gettito crescerà in quanto «ci sarà un rimbalzo molto forte del Pil nei prossimi mesi». Il percorso di rientro del deficit, che quest'anno dovrebbe attestarsi all'11,8%, solo nel 2025 vedrà il ritorno sotto il 3% fissato dal Patto di Stabilità. «Se la crescita si traduce in quel che ci aspettiamo da riforme e investimenti - ha concluso Draghi - ci sarà un'uscita dal debito con gli investimenti».

I 191 miliardi del Recovery saranno cruciali.

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