di Gian Micalessin
L a battaglia degli aiuti umanitari e la ritirata dei convogli fedeli all'autoproclamato presidente «ad interim» Juan Guáido sono l'ennesimo segnale del ruolo decisivo giocato da forze armate e apparati di sicurezza nel risiko venezuelano. Finché i generali non romperanno con Nicolas Maduro sarà illusorio pensare a una caduta del regime e pericolosissimo confidare in un intervento militare statunitense per risolvere lo stallo. La casta delle divise «rosse» ha un triplo legame di fedeltà al regime. Il primo, ideologico, si basa sugli ideali di socialismo e «rivoluzione bolivariana» indispensabili per scalare le forze armate. Il secondo è l'interesse personale.
Sia Chavez, sia Maduro hanno trasformato i generali in amministratori, gestori e padrini delle principali attività economiche lecite e illecite. Grazie a questo doppio ruolo i capi militari si sono suddivisi non solo il controllo di narcotraffico e contrabbando di cocaina, ma anche la (mala) gestione dell'industria petrolifera, il commercio e la produzione di armi e l'importazione di derrate alimentari in regime di monopolio dai paesi circostanti. Ma il terzo e più potente legame è l'assenza di un qualsiasi possibile futuro. Le promesse di amnistia avanzate da Guáido scontano la transitorietà d'impegni analoghi sanciti e poi cancellati in paesi come Cile e Argentina. Per questo, nonostante le proteste e il sostegno della comunità internazionale a Guáido, i militari continuano a garantire un appoggio monolitico a Maduro. Tutto questo rende azzardate le ipotesi d'intervento armato americano al centro, secondo alcuni, dell'incontro di quest'oggi tra Guáido e il vice presidente Usa Pence. L'opzione presuppone la sollevazione di un gruppo di generali per mobilitare unità sufficienti ad affiancare la rivolta di Guáido.
Ma in Venezuela nessun militare è senza peccato e dunque Trump e Guáido rischiano di ritrovarsi alleati dei generali iscritti nelle liste del narcotraffico. Senza contare le possibili reazioni di un'opinione pubblica assai incline al nazionalismo e di paesi come Colombia, Perù e Brasile preoccupatissimi per un intervento «yankee». Dunque finché i generali non mollano, l'opzione militare rappresenta una doppia incognita.
Da una parte rischierebbe di isolare Guáido, dall'altra offrirebbe Maduro e ai suoi l'opportunità di presentarsi come i paladini dell'indipendenza nazionale gettando le basi per una sanguinosa e complessa guerra civile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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