Droni caduti o presi a fucilate. I cieli italiani come il Far West

Migliaia di aeromobili in volo sono un rischio. L'Enac ha già varato un primo regolamento. Ma per sicurezza e privacy bisogna fare di più

Droni caduti o presi a fucilate. I cieli italiani come il Far West

Le immagini di un drone caduto in diretta tv sulle piste dei mondiali di sci, a fine dicembre, a Madonna di Campiglio, hanno fatto il giro del mondo. Alimentando preoccupazioni per i rischi insiti in un oggetto volante a comando remoto, che se precipita può provocare danni a persone e cose. Pochi giorni fa si è diffuso su Internet un filmato nel quale un americano ha preso a fucilate un drone sorpreso a sorvolare il suo giardino. Due esempi che fanno capire chiaramente come questo settore in grandissima espansione necessiti di regole di comportamento e di sicurezza, privacy compresa. Nel 2014 l'Enac, l'autorità per l'aviazione civile, ha emesso il primo regolamento, stabilendo domande, corsi di abilitazione, assicurazioni. Prima ciascuno agiva come voleva, com'è tuttora, tanto per fare un esempio, il mondo dei «overboard», quegli attrezzi per pedoni, che possono salire e scendere a piacimento dai marciapiedi. Poi l'Enac, lo scorso anno, ha aggiunto imposizioni e divieti, introducendo limitazioni negli spazi militari e per i voli notturni. Proprio oggi, a Roma, si svolge la terza edizione della «Roma drone conference», durante la quale saranno approfonditi presenti i rappresentanti istituzionali del settore aeronautico - proprio i temi regolamentari, allo scopo di dare chiarezza a un mondo sempre più numeroso. Cifre ufficiali non ce ne sono. Secondo le stime di Luciano Castro, presidente della Roma drone conference, in Italia ci sono un centinaio di produttori e venditori professionali, varie centinaia di aziende utilizzatrici, una flotta di almeno 2mila velivoli; mentre il mondo amatoriale è formato da molte decine di migliaia di persone. Negli ultimi due Natali i droni, i cui prezzi partono da poche decine di euro, sono stati tra i regali più frequenti sotto l'albero.Ma a che cosa serve un drone? Gli appassionati usano «multicotteri» poco più che giocattolo, ai quali è abbinata la funzione foto e video: li usano in vacanza, a un matrimonio, in gita per effettuare riprese dall'alto. All'opposto, il mondo più evoluto e delicato è quello militare, nel quale il Predator è un velivolo ad ala fissa di 8 metri di lunghezza e 15 di apertura alare. L'Aeronautica italiana utilizza i droni da 10 anni, è considerata l'eccellenza europea, e dal comando del 32mo stormo ad Amendola è possibile pilotare un drone che sorvola l'Afghanistan o il Medio Oriente.Poi c'è il mondo civile, nel quale gli impieghi «hanno come unico limite la fantasia» sottolinea Castro. Le riprese aeree per tv, cinema, foto ormai sono una realtà acquisita, a un costo nemmeno paragonabile a quello di un elicottero, il mezzo necessario in precedenza. Poi ci sono gli usi in agricoltura: si possono osservare a distanza le colture, gli stati di maturazione, focolai di malattie, irrigazioni, si possono effettuare concimazioni e svolgere interventi. Rfi, la società delle infrastrutture ferroviarie, utilizzerà i droni nel controllo di binari, impianti, stazioni. Autostrade per l'Italia comincia a servirsi dei droni per il controllo e la manutenzione dei piloni dei viadotti; finora occorrevano mezzi appositi, interrompendo o deviando il traffico. L'Enel sta sperimentando i droni per la verifica continua delle sue reti, e lo stesso utilizzo riguarda gasdotti, dighe, terreni e rocce i luoghi impervi. Si pensi anche al mondo dei beni culturali, dove un drone può arrivare alla cima di un obelisco, per osservarne da vicino lo stato: prima era necessaria un'impalcatura. Una società di marketing immobiliare, Immodrone.it, grazie ai droni dà alla clientela l'esatta percezione di una casa da acquistare. Molti allenatori di serie A riprendono con i droni gli allenamenti per poi studiare i movimenti della quadra. Negli Usa si stanno sperimentando le consegne a domicilio di acquisti effettuati via web. Insomma, l'unico limite è davvero la fantasia.

«La tecnologia è già in grado di far volare senza pilota anche gli aerei di linea» assicura Castro. «Nel trasporto merci gli studi sono molto avanzati. In quello dei passeggeri occorrerà molto più tempo. Non per ragioni tecniche: solo perché i viaggiatori non gradirebbero sapere che ai comandi non c'è nessuno».

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