Cronache

Due arresti tra i rom, risolto il "mistero" della ragazza cinese

I fermati hanno 20 e 16 anni e vivono nel campo vicino al luogo della tragedia

Due arresti tra i rom, risolto il "mistero" della ragazza cinese

Roma - Sembra esserci una svolta sul giallo della morte della studentessa cinese di 20 anni derubata e poi travolta da un treno nei pressi della stazione di Tor Sapienza mentre inseguiva i suoi scippatori. Un nomade ventenne è stato infatti fermato dagli agenti della Squadra mobile con l'accusa di furto con strappo della borsa della ragazza. Un altro giovane rom, di 16 anni e incensurato, è stato denunciato con la stessa accusa. Il cerchio, però, non sembra essersi ancora chiuso, perché la polizia starebbe cercando un terzo complice.

Secondo quanto si è appreso, si tratta di nomadi che vivono nel campo di via Salviati, zona residenziale che ora si trova sotto i riflettori e ha dato vita ad alla discussione di un nuovo caso sicurezza. Il campo, nato 25 anni fa all'estrema periferia di Roma, era stato visitato proprio lo scorso febbraio dal leader leghista Matteo Salvini, che aveva polemizzato sugli interventi svolti nella Capitale sui campi rom, auspicando proprio la chiusura di quello di Tor Sapienza, dopo che alcuni cittadini avevano denunciato risse, aggressione e roghi tossici. Ma da parte di altre categorie era arrivata la difesa della realtà nomade, indicando invece la zona come esempio di integrazione, seppur in una zona degradata.

Intanto anche l'«Associazione Nazione Rom» si è unita al cordoglio, esprimendo con una lettera solidarietà alla famiglia e a tutta la comunità cinese di Roma, pur sottolineando che «ancora una volta i Rom diventano un capro espiatorio, autori di tutti i mali del mondo. In verità è il razzismo il peggiore dei mali del mondo».

Nei giorni scorsi erano stati diversi gli appelli del padre di Zhang Yao, arrivato in Italia nei giorni scorsi: «Non è possibile vivere nel terrore in pieno giorno. Ancora non riesco a credere che sia successo alla mia unica figlia. Vi prego, aiutateci a capire». E forse è stata proprio la determinazione del padre ad accelerare le indagini. Zhang Yao, studentessa dell'Accademia di Belle Arti, era scomparsa nel nulla lunedì 5 dicembre, dopo essersi recata all'Ufficio Immigrazione per ritirare il permesso di studio.

Nell'ultima telefonata alla coinquilina aveva dato l'allarme: «Aiuto, mi stanno aggredendo». Poi più nulla. Fino alla notte seguente, quando la polizia trova il suo cadavere in zona Tor Sapienza, proprio a poche centinaia di metri dalla sede dell'ufficio Immigrazione e nei pressi del campo nomadi di via Salviati.

Il caso, intanto, ha aperto un nuovo dibattito non soltanto sulla presenza di gruppi stanziali nelle grandi metropoli, ma anche sulla necessità di assicurare agli studenti stranieri un luogo sicuro in cui recarsi per ritirare i propri documenti.

Proprio in seguito alla morte della ventenne cinese, infatti, si sta valutando l'ipotesi di trasferire la struttura pubblica in una zona più centrale della città e maggiormente accessibile con i mezzi pubblici, in particolare per giovani e stranieri che non conoscono Roma e le sue criticità.

Commenti