L'analisi del G

Due settimane di fuoco per distruggere i tunnel. Così con i blindati Namer Israele può farcela

L'obiettivo: bonificare i nascondigli di Hamas costruiti con materiali e soldi occidentali destinati alle case dei palestinesi. I mezzi super-corazzati proteggeranno i soldati dai cecchini. Ma la vera minaccia è Hezbollah

Due settimane di fuoco per distruggere i tunnel. Così con i blindati Namer Israele può farcela

Quando gli eserciti convenzionali affrontano nemici che non hanno né uniformi né basi militari alla luce del giorno, e che rifiutano scortesemente di riunirsi in formazioni di massa facilmente individuabili, il problema, sempre e ovunque, è come trovarli. Purtroppo, tale compito è spesso impossibile. Un'ovvietà che tattici diversamente intelligenti si sono misteriosamente rifiutati di accettare, da Napoleone in Spagna agli Stati Uniti in Afghanistan.

In tutte le loro guerre, questo è l'unico errore che gli israeliani non hanno mai commesso, e non hanno intenzione di iniziare ora. A parte le squadre Fauda (prima che passassero a Netflix...) e gli agenti dello Shin Bet che possono rintracciare i singoli leader, gli israeliani si sono accontentati di rimanere sulla difensiva, con azioni offensive intraprese solo contro nemici palesi in abiti riconoscibili, anche se non in uniformi vere e proprie, e strutture fisiche che possono essere individuate dall'aria, come i depositi di missili iraniani recentemente distrutti a Damasco e Aleppo.

A Gaza, al contrario, non ci sono strutture militari visibili, mentre i combattenti di Hamas possono togliersi i loro vestiti neri alla moda e vestirsi come civili. Questo tuttavia non vanificherà l'offensiva israeliana, che ha ancora obiettivi fissi e inamovibili. Si tratta dei profondi tunnel - troppo profondi per i bombardamenti aerei - che Hamas ha scavato e rivestito di cemento per più di dieci anni, utilizzando attrezzature da costruzione e grandi quantità di cemento donato da diversi governi e organizzazioni internazionali «per ospitare i rifugiati». Di conseguenza, i «campi» profughi di Gaza non contengono una sola tenda. Al contrario, ospitano una foresta di grattacieli. Il che è indubbiamente un bene, se non fosse che sia i macchinari edili sia il materiali sono stati dirottati per scavare gallerie su vasta scala.

Questi tunnel ospitano linee di produzione di razzi relativamente sofisticate, impianti di assemblaggio di motori, depositi di lamiere ed esplosivi e laboratori per la fabbricazione di testate. Altri tunnel ospitano i posti di comando di Hamas e i suoi depositi di armi leggere, mortai e razzi. In tunnel ancora più profondi si trovano gli alloggi e il quartier generale dei leader. Infine, ci sono i tunnel di esfiltrazione, anche se non c'è alcuna prova che siano stati usati negli attacchi del 7 ottobre, forse perché le loro uscite erano state individuate e bloccate molto tempo prima.

Quando le forze israeliane entreranno a Gaza, affronteranno i nemici che opporranno resistenza, ma non andranno a cercarli. Il loro compito è quello di scortare gli esperti del genio militare alle loro postazioni - i luoghi da cui è possibile accedere ai tunnel. I punti di accesso sono ovviamente mimetizzati e, sebbene né gli aerostati israeliani dotati di telecamere, né le fotografie satellitari, né le immagini radar possano rivelare i tunnel, gli strumenti di spionaggio hanno permesso agli israeliani di monitorare i punti in cui i camion di cemento si sono fermati nel corso degli anni. In questo modo non sono in grado di individuare precisamente gli ingressi dei tunnel, ma possono almeno identificare i luoghi che vale la pena esplorare con radar a bassa frequenza che penetrano la terra o con semplici sonde.

Il pericolo evidente è che, ancor prima di scendere nel sottosuolo per combattere la resistenza e piazzare le cariche di demolizione, il genio militare e le truppe di scorta possano subire il tiro dei cecchini e i colpi dei mortai durante il tragitto, con conseguenti perdite umane.

Ma l'esercito israeliano può ora contare sul veicolo corazzato più protetto mai sviluppato per ridurre al minimo questo pericolo: il mezzo da combattimento per la fanteria Namer. Oltre a una corazza significativamente superiore a quella di qualsiasi altro veicolo da combattimento al mondo, utilizza un'arma di difesa attiva per intercettare i missili anticarro e i razzi in arrivo, e dispone anche di mitragliatrici per contrastare gli attacchi della fanteria. Nei combattimenti urbani, gli equipaggi dei carri armati che sparano con le mitragliatrici dall'alto delle torrette sono disperatamente vulnerabili, ma l'equipaggio di Namer rimane «abbottonato» all'interno del veicolo, affidandosi a schermi televisivi per vedere il mondo esterno e azionare le armi a distanza. Nel 2014, l'ultima volta che le truppe israeliane hanno combattuto a Gaza, la maggior parte di esse era a bordo di M.113 poco corazzati, da 10 tonnellate, facilmente penetrabili dagli onnipresenti razzi anticarro RPG. Il bilancio: circa 60 soldati uccisi e centinaia di feriti. Stavolta non si ripeterà.

Dopo aver raggiunto i siti dei tunnel sospetti, i Namer si allineeranno per formare un perimetro - una fortezza improvvisata - per proteggere il genio militare mentre svolge il suo compito. È molto probabile che ci saranno ancora scontri prima, durante e dopo ogni operazione di bonifica dei tunnel, con squadre di mortai di Hamas in azione e cecchini nascosti tra le rovine, ma questa volta gli israeliani avranno la protezione dei loro Namer da 70 tonnellate e il loro addestramento alla lotta di strada post-2014 a proteggerli.

Una volta sotto terra, senza Namer a proteggerli, gli ingegneri israeliani dovranno contenere le perdite con un fuoco più rapido e preciso mentre combattono attraverso i tunnel.

Ciò richiederà tempo: l'unica certezza in tutto questo è che l'installazione di cariche di demolizione non può essere effettuata rapidamente senza causare molte vittime. Ciò significa che ci saranno almeno due settimane di guerra nella Striscia di Gaza e anche questo presuppone ottimisticamente che l'intero sistema di tunnel nella parte settentrionale evacuata possa essere sgombrato in una settimana, consentendo agli israeliani di fare lo stesso nel settore meridionale, dopo aver evacuato i meridionali e rimandato a casa i settentrionali. La promessa del governo di persistere fino alla distruzione di Hamas sarà messa alla prova ogni giorno.

Indipendentemente da ciò che accadrà a Gaza, potrebbe iniziare una guerra completamente separata al confine settentrionale di Israele. Dal giorno dell'attacco a sorpresa di Hamas, la grande capacità di bombardamento di Hezbollah nel Libano meridionale incombe sulla risposta di Israele. Hezbollah, infatti, dispone di una quantità davvero enorme di razzi da bombardamento - 100.000 è il numero convenzionale, oltre a dozzine di missili che possono essere puntati con molta più precisione.

Se i razzi venissero lanciati tutti insieme, cosa tecnicamente non impossibile, o anche a raffiche ravvicinate, il gran numero di proiettili travolgerebbe le avanzate batterie di difesa Iron Dome di Israele, molte delle quali si trovano comunque nel Sud del Paese. Di fronte a una simile raffica, il numero molto più ridotto di intercettori David's Sling, più avanzati e a più lunga gittata, giocherebbe un ruolo cruciale nel proteggere obiettivi di alto valore come ospedali, raffinerie di petrolio, fabbriche di microprocessori e installazioni militari. (Le abitazioni civili hanno una priorità minore, perché ogni casa e ogni appartamento ha un rifugio anti-atomico efficace).

Ma i numeri contano e non è da escludere che il bombardamento di Hezbollah possa diventare un esempio di quantità che diventa qualità. Ciò consentirebbe alle truppe di terra di Hezbollah di penetrare in territorio israeliano proprio come ha fatto Hamas da Sud. Si dà il caso che gli abitanti dei villaggi israeliani, altrimenti sopraffatti, e alcuni soldati di guardia abbiano ucciso quasi 1.500 aggressori di Hamas, quasi quanti ne ha uccisi Israele, e gli incursori di Hezbollah probabilmente condivideranno lo stesso destino.

Senza dubbio questo giocherà a favore di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, che ha già buone ragioni per evitare un'altra guerra con Israele. Dopo l'ultima, nel 2006, ha confessato apertamente che, se avesse saputo quanti danni poteva infliggere l'aviazione israeliana, non avrebbe iniziato la guerra. Inoltre, anche se l'Iran sostiene politicamente Hamas, resta il fatto che la sua intensa ideologia islamica sunnita classifica i seguaci sciiti di Hezbollah come eretici meritevoli di punizione ed esclusione finché non si pentiranno (l'Isis li ha uccisi). Tutto ciò non significa che la minaccia di Hezbollah possa essere ignorata. Dopo tutto, con Hamas che continua a combattere a Gaza, Hezbollah non può essere percepito come inerme.

Mentre tutti gli occhi si rivolgono al Sud, gli strateghi israeliani sanno bene che, mentre la lotta per i tunnel di Gaza è la battaglia di oggi, quella di domani verrà da altre parti.

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