Due stupri in spiaggia: sedici anni a Butungu il capobranco di Rimini

Pena massima con il rito abbreviato. Il pm aveva chiesto 14 anni. Con lui pure 3 minori

Stefano Zurlo

È la giustizia che vogliamo. Rapida e inesorabile. Lo stupratore di Rimini, il capobranco che aveva avvelenato con le sue scioccanti imprese le vacanze degli italiani, è stato condannato a 16 anni di carcere. Sedici anni per la violenza bestiale inflitta a una turista polacca la sera del 26 agosto, per le botte date al suo compagno e per le sevizie commesse pochi minuti dopo su una transessuale peruviana.

Guerlin Butungu, 20 anni, congolese, era stato arrestato nei giorni successivi, al termine di una frenetica caccia che aveva impegnato allo spasimo polizia e carabinieri. Non era solo, Butungu: come tutti i lettori ricorderanno con lui furono acciuffati tre complici, fra cui due fratelli marocchini, ma si tratta di minorenni e come tali saranno giudicati a parte.

L'unico maggiorenne del gruppo, che sconvolse la fine dell'estate nel divertimentificio d'Italia, era lui e la giustizia ha mandato quel segnale di cui c'era bisogno: 16 anni al termine di un processo sprint che fa onore al nostro vituperato sistema giudiziario, perennemente sotto accusa per la sua esasperante lentezza. Invece il tribunale di Rimini ha risposto con una celerità che per una volta tranquillizzerà l'opinione pubblica impaurita dai troppi crimini compiuti da stranieri arrivati nel nostro Paese. E forse rasserenerà anche le autorità di Varsavia, che avevano chiesto la consegna della banda. Il pm aveva chiesto 14 anni e 2 mesi, i giudici sono andati oltre, riconoscendo anche una provvisionale, come si dice con linguaggio tecnico, di trentamila euro a ciascuna delle due donne, violentate e picchiate con una furia che aveva sconvolto perfino gli investigatori. La pena tiene evidentemente conto di tutte queste circostanze: il rito abbreviato, scelto dalla difesa per limitare i danni, garantisce infatti lo sconto di un terzo. Insomma, con il rito ordinario gli anni di carcere sarebbero saliti a quota 24, più o meno quelli previsti per un omicidio «Credo - conferma l'avvocato di parte civile Enrico Graziosi - che la condanna sia aderente alla gravità e crudeltà di quanto è accaduto».

La storia di Butungu, arrivato con un barcone a Lampedusa e accolto nel nostro paese con una protezione umanitaria, dovrebbe finire qua. Con la galera e alla fine l'espulsione. Nei prossimi mesi toccherà ai complici: i due fratelli e il loro amico nigeriano. Furono i fratelli, ormai braccati dalla polizia, ad anticipare la resa consegnandosi ai carabinieri del loro paese, Vallefoglia, in provincia di Pesaro.

Fu la fine della grande paura sulle spiagge della Riviera, ma le manette innescarono polemiche: il congolese non aveva avuto lo status di rifugiato, ma era entrato lo stesso in Italia grazie ad un altro passepartout, quello della protezione umanitaria. E il padre dei due ragazzi era stato rispedito in Marocco per i numerosi precedenti penali, ma alla fine era tornato nelle Marche. Ora quel clima di impunità si dissolve con la lettura del verdetto.

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