Roma - Ancora qualche mese di tempo. Nessuna manovra da sei miliardi da mettere insieme in questi giorni, anche perché non ci sarebbero le condizioni. Ma entro la fine dell'anno, in coincidenza con la legge di Bilancio, l'Italia dovrà mettere in conto una manovra, più cara di quella tanto temuta: 10,6 miliardi di euro. Il giudizio della Commissione europea sui conti italiani è arrivato puntuale, ma ha colto Roma nella fase più delicata della formazione del governo. Un ministro in uscita, Pier Carlo Padoan, che ha presto impegni precisi con Bruxelles. Quello in entrata che non avrà grandi simpatie per le imposizioni europee.
Il rapporto è stato annunciato da dichiarazioni distensive del commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, che si è augurato di avere con il prossimo esecutivo «una collaborazione basata sul dialogo, sul rispetto e sulla mutua comprensione». Comunque i richiami sul 2019, «che siano sociali o di bilancio, attendono una risposta. Il debito è una questione importante per il futuro dell'Italia, per i cittadini italiani e che necessita di una risposta credibile». L'impegno che l'Europa chiede al nuovo governo non è vago e c'è una cifra precisa. L'aggiustamento strutturale del bilancio per il prossimo anno sarà dello 0,6% (10,6 miliardi). In teoria resta valida la richiesta per quest'anno, una manovra da 5 miliardi. «Complessivamente il Consiglio è dell'opinione che dovrebbero essere prese le necessarie misure fin dal 2018 per rispettare il patto di stabilità» dato che l'aggiustamento quest'anno «appare inadeguato», ha spiegato Moscovici.
Le altre dichiarazioni sono ripetizioni delle vecchie raccomandazioni, che però oggi assumono un valore particolare. Come la difesa delle riforme della previdenza. Per la Commissione l'Italia deve «ridurre la quota delle pensioni nella spesa pubblica per creare spazio per altre spese sociali». Per l'esecutivo comunitario, la spesa pensionistica, che ammonta a circa il 15% del Pil, ora «è tra le più alte nell'Ue». Secondo l'analisi della Commissione, grazie alla riforma Fornero, la sostenibilità di lungo periodo è migliorata. Tuttavia sia nel 2017, sia nel 2018 c'è stata una marcia indietro parziale. Su un punto la maggioranza giallo-verde e il governo europeo la pensano allo stesso modo, cioè sul taglio alle pensioni d'oro calcolate con il retributivo, che potrebbe portare «considerevoli risparmi».
Nel documento, ancora una volta l'invito a detassare la produzione appesantendo il fisco sui consumi (quindi Iva) e sui patrimoni, quindi la casa. «È una tesi non fondata, come di recente dimostrato anche da uno studio di quattro economisti italiani, ma che continua ad essere stancamente riproposta», ha commentato il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa.
Ma ieri c'è stato spazio anche per un'altra polemica tra Bruxelles e Roma.
«Saremo attenti - ha detto il capo della Commissione Jean-Claude Juncker sul nuovo governo - affinché siano salvaguardati interamente i diritti degli africani in Italia». Forti reazioni dal centrodestra, durissima quella di Giorgia Meloni: «Juncker beva di meno».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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