E Conte ora corteggia Salvini. "Si unisca a noi sulla guerra"

La linea di Draghi sull'Ucraina è maturata in Europa. Ma grillini e leghisti la sbandierano come una vittoria

E Conte ora corteggia Salvini. "Si unisca a noi sulla guerra"

I gialloverdi esultano per la «missione di pace» negli Usa del presidente del Consiglio Mario Draghi.

Lega e M5s provano a mettere il «cappello» sulla richiesta, di insistere sulla strada dei negoziati tra Russia e Ucraina, consegnata dal premier Draghi al presidente degli Stati Uniti Joe Biden nel colloquio di lunedì alla Casa Bianca.

Le due forze di maggioranza rivendicano un risultato che però non c'è. O meglio di cui non hanno alcun merito. Nel viaggio a Washington Draghi ha recapitato all'inquilino della Casa Bianca e messo agli atti la posizione dell'Europa: abbassare i toni e battere la strada della diplomazia.

Draghi è stato chiaro: «In Italia ed Europa la nostra gente vuole la fine di questi massacri, di questa violenza, di questa macelleria. La gente pensa alla possibilità di portare un cessate il fuoco e di ricominciare con dei negoziati credibili. Penso che dobbiamo riflettere profondamente su come affrontare tutto questo».

Pensiero che riflette la linea Macron. Eppure, grillini e leghisti rivendicano la missione come un proprio successo: «Grande soddisfazione da parte della Lega per le parole di Mario Draghi, che alla Casa Bianca ha insistito sul tema della pace. Esattamente quanto auspicato da Matteo Salvini alla vigilia del viaggio del presidente del Consiglio» fanno notare fonti del Carroccio.

I Cinque stelle non vogliono mancare al tavolo dei festeggiamenti: «L'Italia è al lavoro per una soluzione diplomatica e per la riapertura dei negoziati» spiega a Radio Cusano il grillino «dimaiano» Sergio Battelli. Ma l'onda di euforia finisce ben presto.

Il leader dei Cinque stelle Giuseppe Conte rompe la tregua: «Pace fatta con Draghi? Assolutamente no. Io ho posto questioni politiche con cui mi interrogo con il partito di maggioranza relativa in Parlamento e la popolazione italiana. Chiedere che Draghi venga in Parlamento dopo un'emergenza del genere non è irrituale, è un dovere. Sarebbe irrituale se dopo due mesi e mezzo di questa emergenza il premier Draghi non venisse in Parlamento» attacca l'avvocato Conte dagli studi di Porta a Porta. E precisa di non volere una crisi di governo: «Non mi permetterei di dare stilettate al premier. Il M5S non vuole far cadere il governo ma vuole che il contributo del partito di maggioranza relativa sia ascoltato e rispettato».

L'ex premier rilancia l'asse con la Lega: «Mi sembra che sulla guerra nel Pd ci sia un inizio di riflessione. Io non mi sento isolato, la maggioranza degli italiani è con me. Se la Lega di Salvini o altre forze si uniranno a noi io lo auspico fortemente». Non molla, infine, sul proporzionale: «Se non introduciamo un meccanismo proporzionale, con il taglio dei parlamentari rischiamo un salto di rappresentanza tra governanti e governati».

Un atteggiamento che irrita le altre forze di governo. Antonio Tajani avverte: «Il presidente Draghi fa bene a informare il Parlamento quando è indispensabile ma non è che deve farlo prima di ogni visita di Stato, come questa in Usa. C'è stato già un voto, poi giusto informi ma non serve alcuna autorizzazione. Il Movimento Cinque stelle non può far fibrillare continuamente il governo per dei capricci. Farlo è da irresponsabili.

Non si può cambiare linea politica».

Di rientro dagli Stati Uniti il premier andrà in Parlamento: si presenterà giovedì 19 maggio alle 15 nell'aula del Senato e leggerà la sua informativa. Una vittoria a metà per Conte e Lega.

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