Economia

E il Fmi vede nero: Pil a -10,6% e debito al 160%

Le stime dell'organismo internazionale sbugiardano Palazzo Chigi, che prevedeva solo il -9%

E il Fmi vede nero: Pil a -10,6% e debito al 160%

Visto con le lenti del Fondo monetario internazionale, il nostro governo fa male i conti con il Covid. Il peccato originale sta nella valutazione ottimistica sui danni provocati dalla «peggiore crisi dalla Grande depressione» e sulla consistenza della ripresa economica. Con quella che gli analisti di Washington definiscono nel World Economic Outlook diffuso ieri una risalita «lunga, irregolare e incerta», al punto da stimare che nel periodo 2020-2025 la perdita di produzione globale toccherà i 28mila miliardi di dollari, è meglio stare coi piedi per terra. Anche perché la recovery non è affatto garantita, almeno «finché la pandemia continua a diffondersi» e le misure di contenimento sociale vanno aumentando giorno dopo giorno, con il rischio di trascinare il mondo di nuovo nella morsa dei lockdown.

Una probabile recrudescenza dei contagi che Roberto Gualtieri ha senz'altro soppesato in sede di stesura della Nadef. Eppure, quelle che il ministro dell'Economia ha appena definito come «stime prudenti», non così caute appaiono se rapportate alle previsioni dell'Fmi che attribuiscono all'Italia una contrazione del Pil del 10,6% (meglio comunque dell'agghiacciante -12,8% dello scorso giugno), più prossima al -9,5% indicato dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco e di oltre un punto e mezzo superiore al 9% governativo. Né la musica cambia l'anno prossimo: il rimbalzo del 5,2% calcolato dal Fmi è altra cosa rispetto al +6% di Palazzo Chigi.

Questo balletto di cifre ci dice un paio di cose sostanziali. La prima riguarda lo scarto, tra uno scenario e l'altro, di quasi due punti e mezzo percentuali di Pil nel biennio. Non è poco. Anche perché, confidando nella giustezza delle stime di Washington, l'Italia si troverebbe a fine 2021 con un «buco» economico ancora da colmare di 5,4 punti contro il solo punto perso dagli Usa, i quasi tre dell'Eurozona e i circa due della Germania. La seconda è l'effetto della prima: l'ipotesi dell'esecutivo di una minore caduta economica quest'anno, e su un più robusto recupero il prossimo, è l'impalcatura che sorregge l'idea di riportare l'indebitamento su «un sentiero credibile e sostenibile di discesa strutturale», con un aggiustamento di 2,4 punti percentuali nel 2021 tale da contenere al 155,6% (dal 158% di quest'anno) il debito-Pil.

Al contrario, l'Fmi prospetta un 161,8% quest'anno e un 158,3% nel 2021. Queste percentuali sono poi destinate a impattare sul disavanzo, che volerà al 13% quest'anno per ridursi al 6,2% nel 2021, nonché sul tasso dei disoccupati, previsto salire all'11% quest'anno (9,9% nel 2019) e all'11,8% nel 2021. Il rapporto non suggerisce tuttavia misure correttive di bilancio, visto che gli stimoli per 12mila miliardi di dollari messi in campo a livello globale e le misure espansive delle banche centrali «hanno salvato vite e prevenuto una catastrofe finanziaria».

Il quadro resta però negativo, e non assume sfumature rosa anche proiettandoci al 2025, anno in cui l'organizzazione guidata fino all'anno scorso da Christine Lagarde accredita il Belpaese di una crescita asfittica, uno striminzito 0,9%.

Il Fondo sembra quindi dubitare delle capacità taumaturgiche del Recovery Fund, il cui decollo è reso ancora problematico dalle divisioni in seno all'Unione europea, e con buona probabilità confida nel fatto che la Bce continui a offrire il proprio sostegno all'Italia per non farla deragliare.

Commenti