Roma - La strategia di Berlusconi è lucida seppur sotterranea: far cadere Renzi per poi trattare. Ecco perché l'ordine dato agli azzurri è quello di battagliare con tutte le forze affinché non passi il referendum d'autunno. Niente spacchettamenti dei quesiti («Avrebbe il sapore dell'inganno», taglia corto Paolo Romani); niente escamotage per permettere al premier di dire: «In fondo non ho perso»; niente ciambelle di salvataggio a un presidente del Consiglio che sta perdendo pure l'appoggio di un grande sponsor come De Benedetti («Un colpo di maglio alle speranze del premier», commenta Brunetta). Se tutto andrà come deve andare Renzi, dopo la probabile sconfitta sulle riforme, dovrà salire al Quirinale con le valigie in mano. A questo punto il boccino passa in mano a Mattarella ma al Cavaliere non è passato inosservato che il capo dello Stato ha sempre detto che non consentirà «acrobazie». Nel gergo istituzionale significa che difficilmente scioglierà le Camere anche qualora Renzi s'impuntasse. Il perché è presto detto: alle urne si andrebbe con due sistemi elettorali opposti per Montecitorio e Palazzo Madama e sarebbe un vero pasticcio. Molto più probabile, quindi, un nuovo governo che rimetta mano all'Italicum: sistema che avvantaggia solo Grillo. E Grillo spaventa sia Forza Italia sia il Pd. Ecco perché non da ieri dal Nazareno sono partiti alcuni ambasciatori per parlare proprio di legge elettorale. Ancora non c'è nulla sul tavolo della trattativa ma di certo rientrerebbe sia il premio alla lista sia il doppio turno. Col doppio turno, infatti, molto spesso parte uno strano meccanismo per cui l'elettore di centrodestra, piuttosto che far vincere il Pd, sceglie i pentastellati; e viceversa con l'elettore del Pd pur di non far vincere il centrodestra. E nessuno, né il Pd né gli azzurri, vuole regalare il Paese alla Casaleggio e soci. Insomma: bisogna fare in modo che non vinca la pancia del Paese. Ecco perché, caduto Renzi, non è peregrina l'idea di un governo di scopo che rimetta mano alla legge elettorale. In fondo la Grosse Koalition non è una bestemmia e la Merkel governa con i socialdemocratici.
Ma c'è un ma. A quel punto che fine farebbe la coalizione di centrodestra visto che già adesso sembra abbastanza incerottata? Nel senso: Salvini sarebbe disposto a sedersi attorno a un tavolo e trattare su una nuova legge elettorale con il Pd? Difficile. Ma tra gli azzurri prevalgono due impostazioni. La prima è quella di ricordare che la Lega non è soltanto quella di Salvini. Nel Carroccio ci sono anche i Maroni, i Calderoli, i Giorgetti.
La seconda considerazione che si fa è che anche ai leghisti conviene un sistema elettorale che non lanci Di Maio a palazzo Chigi. Sui rapporti con la Lega si tenta di ricucire. Una buona occasione per farlo potrebbe essere a settembre mettendo in piedi una grande manifestazione unitaria del centrodestra. In stile Parma.
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