Dalla platea di banchieri ed esponenti del mondo della finanza riuniti ieri a Roma per la celebrazione della Giornata del Risparmio si è levato un lungo applauso quando il patron delle Fondazione, Giuseppe Guzzetti, ha aperto i lavori congratulandosi per la conferma di Ignazio Visco al vertice di Bankitalia. Una nomina, ha sottolineato il «grande vecchio» della finanza cattolica ancora oggi al timone dell'Acri e di Cariplo, «avvenuta con polemiche di cui non avevamo certamente necessità. Ora c'è bisogno di una decantazione delle tensioni nei rapporti tra organi costituzionali e istituzioni per una proficua collaborazione, nella distinzione e nell'autonomia dei ruoli, a tutti i livelli, nell'interesse del Paese, del sistema finanziario e, non da ultimo, per la tutela del risparmio».
Nel suo primo intervento pubblico dopo il rinnovo, Visco ha rotto il silenzio e ha lanciato una serie di risposte ai partiti che hanno fatto della Vigilanza un bersaglio della campagna elettorale: «Le vicende di questi difficili anni vanno valutate sulla base delle condizioni in essere e delle informazioni effettivamente disponibili al momento in cui le decisioni furono prese», ha detto il governatore. Ricordando la valutazione che il Fondo monetario fece nel 2013 quando giudicò l'azione di vigilanza «robusta ed efficace» e il sistema bancario italiano particolarmente resiliente. E che la supervisione sulle banche «riduce significativamente la probabilità che si verifichino crisi, ma non può annullarla». La Vigilanza, aggiunge il governatore, è sempre stata «ferma e intesa e del nostro operato non esitiamo a dare conto alle Istituzioni e al Paese», però «non può sostituirsi agli amministratori». Né ha i poteri che la legge riserva all'autorità giudiziaria. Insomma, Bankitalia non è la polizia. Visco ha poi puntato il dito sulla lunghezza delle procedure previste. «Negli ultimi anni la soluzione delle crisi ha richiesto tempi non brevi. Questo riflette i cambiamenti intercorsi sul piano regolamentare e la molteplicità di autorità e istituzioni coinvolte», ha spiegato aggiungendo che «è necessario approfondire le cause che hanno determinato i ritardi e operare per rendere più rapide le procedure di gestione».
Visco ha quindi rassicurato le imprese sulla politica monetaria «accomodante» della Bce e il rischio di un rialzo dei tassi. Anche la consistenza dei crediti deteriorati si sta riducendo rapidamente: al netto delle rettifiche di valore, lo scorso giugno era scesa a 150 miliardi, pari all'8,4% dei finanziamenti complessivi, dal picco di 200 miliardi, circa l'11% del totale, raggiunto nel 2015. Per le sole sofferenze l'incidenza sui prestiti si è ridotta dal 4,8 al 3,9%. Nei prossimi mesi, ha detto il governatore, «le operazioni di cessione e di cartolarizzazione già in corso e quelle annunciate di recente da più banche forniranno un ulteriore impulso alla riduzione dello stock di crediti deteriorati, che, sempre al netto delle svalutazioni già in essere, scenderebbero al di sotto dell'8% del totale dei prestiti nei primi mesi del 2018. «Questo è anche l'obiettivo dell'introduzione, se graduale e ben calibrata, di un approccio temporale alle svalutazioni dei futuri crediti deteriorati», ha proseguito riferendosi all'ultima stretta della Bce sulle sofferenze bancarie.
Sullo sfondo, una panoramica del risparmio degli italiani: l'investimento in attività finanziarie è pari oggi a 4.200 miliardi.
La quota di famiglie che ha almeno un deposito postale o bancario supera il 90% mentre alla metà degli anni Sessanta, quando la Banca d'Italia avviò le sue indagini campionarie sui bilanci familiari, era appena al di sopra del 25 per cento. Ma il tasso di risparmio delle famiglie italiane è diminuito dal 19% della metà degli anni Novanta all'8,6% del 2016.
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