E gli jihadisti annunciano: preparatevi a un bagno di sangue

Guardare in faccia l'orrore del Kenya è un dovere. E anche il Vaticano invita a reagire

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È una Pasqua di sangue per i cristiani, vittime del genocidio perpetrato dal terrorismo islamico. Vivono sulla propria pelle la realtà di Gesù Cristo che muore sulla croce, ma proprio oggi non potranno festeggiare la Resurrezione, piangendo una lunga scia di sangue dei propri figli, spietatamente massacrati dai fedelissimi soldati di Allah soltanto perché cristiani. Riusciranno le immagini terrificanti di centinaia di cadaveri riversi nel campus universitario di Garissa, in Kenya, a scuotere le nostre coscienze?

Ricordo l'orrore (...)

(...) che provai quando nel maggio del 2004 dovetti commentare le immagini strazianti dello sgozzamento dell'ebreo americano Nick Berg, fatto prigioniero da Al Qaida in Irak. In un video, l'allora luogotenente di Bin Laden, Abu Musab al Zarqawi, dopo aver esultato «Allah è il più grande!», recitato la Sura del Corano «Uccidete gli infedeli ovunque li incontriate. Questa è la ricompensa dei miscredenti» (2, 191), reso «gloria ad Allah, che ha onorato l'islam con il suo sostegno, ha umiliato gli infedeli con il suo potere», testimoniato che «il Profeta Maometto, Signore della Grazia, ha ordinato di tagliare la testa ad alcuni dei prigionieri di Badr (la battaglia di Badr del 624, ndr). Egli è il nostro esempio e il nostro modello di buon comportamento», affondò la lama di una spada nel collo di Berg. Rimasi traumatizzato dalla ferocia disumana che estirpa del tutto il valore che sostanzia l'essenza della nostra comune umanità: la sacralità della vita propria ed altrui.

Ma le immagini della strage degli studenti cristiani nel campus universitario di Garissa sono incommensurabilmente più atroci. Tocchiamo con mano la carneficina di centinaia di innocenti massacrati, i più con un colpo alla nuca, alcuni decapitati, taluni costretti ad annunciare ai propri familiari al telefono la propria imminente esecuzione. Spavaldamente i terroristi somali di al-Shabaab, dopo aver inneggiato come di consueto «Allah è il più grande!», hanno tuonato: «Siamo venuti per uccidere ed essere uccisi», ispirandosi alla Sura del Corano «Allah ha comprato dai credenti le loro vite e i loro beni dando in cambio il Paradiso, poiché combattono sul sentiero di Allah, uccidono e sono uccisi» (9, 111). Uccidono spietatamente il maggior numero di «nemici dell'islam» perché votati al «martirio», fermamente convinti che godranno della vita eterna al fianco di Allah, dei profeti e dei santi.

Si sono salvati solo i musulmani dopo aver recitato la shahada , la professione di fede in Allah e nel suo Messaggero, che si traduce nella sottomissione all'islam. I cristiani, per volere di Allah, sono stati uccisi: «Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità» (9,29).

Stiamo assistendo ad un vero e proprio genocidio, i cristiani sono in assoluto nel mondo i più discriminati, perseguitati e massacrati per la loro fede, eppure persino il Papa non si capacita di quanto sta accadendo e parla di «brutalità senza senso». Ebbene, è ora di guardare in faccia alla realtà del terrorismo islamico che ottempera letteralmente agli ordini di Allah attestati nel Corano e segue fedelmente l'esempio di Maometto. Ciò lo sanno bene e lo dicono pubblicamente i cristiani in Siria, Irak, Libia, Nigeria, Pakistan, Kenya, Egitto, Sudan.

Fino a quando qui, in Occidente, continueremo a tollerare e a renderci irresponsabilmente complici del genocidio dei cristiani d'Oriente, pur di salvaguardare il luogo comune secondo cui i terroristi non c'entrano con l'islam, perché sarebbe una «religione di pace»?

Ora basta!

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