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E l'assassina di Moro dà lezioni ai giudici

La Faranda alla scuola dei magistrati, l'ira delle toghe: "Decisione sconcertante"

E l'assassina di Moro dà lezioni ai giudici

Roma Le toghe vanno a scuola dall'ex bierre, e tra gli stessi magistrati infuria la polemica. L'appuntamento è per oggi, quando si aprirà il corso di formazione sulla giustizia riparativa nella scuola superiore della magistratura di Villa Castelpulci a Scandicci, in programma fino a venerdì. In cattedra, oltre ai familiari delle vittime del terrorismo - la figlia di Aldo Moro, Agnese, il presidente del comitato delle vittime della strage di Piazza della Loggia a Brescia, Manlio Milani e la figlia del sindacalista Guido Rossa, ucciso dalle Br a Genova, Sabina - saliranno però anche i brigatisti: Franco Bonisoli (componente del commando di via Fani, dove fu sequestrato Moro e vennero uccisi i cinque uomini della sua scorta) e la «postina» delle Br nel sequestro dello statista, Adriana Faranda.

Un gruppo di vittime e responsabili degli anni di piombo che da sette anni si è ritrovato per confrontarsi insieme su quel doloroso passato e ha anche prodotto un libro, presentato a ottobre scorso a Milano in un affollato evento al Museo della Scienza.Il problema è che molti magistrati non sono affatto convinti dell'opportunità che siano Faranda e compagni a «formarli». Così tra le toghe, tante hanno scelto di sfogarsi nella mailing list delle correnti di sinistra della magistratura. Tra queste Alessandra Galli, giudice a Milano e figlia di Guido Galli, ammazzato da Prima Linea nel 1980.La Galli, «attonita prima che amareggiata», la mette giù dura. «Sono sinceramente sconcertata - spiega - non certo per l'argomento dell'incontro ma per la decisione di invitarvi Adriana Faranda. Bene discuterne, anche in questa sede, ma con studiosi», mentre è «inaccettabile il dialogo in una sede istituzionale come questa con chi ha ucciso per sovvertire lo Stato e la Costituzione alla quale noi come magistrati abbiamo giurato fedeltà».

La giudice poi si domanda «perché non sono state invitate anche vittime che hanno un approccio diverso al problema, e tante ce ne sono: io per esempio e anche altri orfani di magistrati uccisi». Una posizione che trova d'accordo il capo della procura di Torino Armando Spataro, che promuove l'argomento del corso ma manifesta «perplessità» per la «presenza di ex terroristi in una Scuola di Formazione per Magistrati». E se Valerio Onida, fino a poco fa presidente della scuola, difende la scelta della Faranda («Non capisco le reazioni. Dov'è lo scandalo?»), ai critici si unisce Giuseppe Fioroni, presidente della commissione d'inchiesta sul caso Moro: «La giustizia riparativa parte dalla verità e non da bugie o da racconti verosimili. Il Paese aspetta di sapere cosa accadde durante i 55 giorni e l'esatto susseguirsi degli eventi nelle ore che segnarono tragicamente la vita di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta.

Verità e rispetto per la sofferenza dei familiari delle vittime: per me questi due imperativi etici vengono prima di tutto».

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