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E l'elogio alla Fornero ora è un caso

Mattarella, richiamo soft a Conte: "Serve il dialogo con l'Europa"

E l'elogio alla Fornero ora è un caso

Roma - Galeotto fu Il Giornale con un pezzo di Angelo Allegri uscito il 6 ottobre, nel quale si «denunciava» che nel Def si parla della legge Fornero come di una norma che, testuale, «elevando i requisiti di accesso per il pensionamento ha migliorato in modo significativo la sostenibilità del sistema, garantendo maggiore equità tra le generazioni». Il governo conferma l'eliminazione della legge («gli imprenditori che fanno impresa, non qualche burocrate in qualche ufficio, ci hanno detto che superando la Fornero si creeranno decine di migliaia di posti di lavoro», ha detto ieri Salvini), ma del cortocircuito ieri si è accorta anche Repubblica, e il bubbone è definitivamente scoppiato in Parlamento, diventando un caso.

Dal Quirinale, intanto, trapela che Sergio Mattarella avrebbe deciso di non calcare la mano. E nonostante la colazione di lavoro al Quirinale con premier, vicepremier e una nutrita pattuglia di ministri avrebbe evitato di affondare colpi sul braccio di ferro in corso tra il governo italiano a e l'Europa. Il capo dello Stato, infatti, si sarebbe limitato al minimo sindacale: una sorta di esortazione all'utilità del confronto tra le forze politiche (tutte) in un momento in cui l'esecutivo e la maggioranza che lo sostiene stanno attraversando difficoltà nella definizione della manovra. Con un passaggio su l'Ue e la necessità di cercare un confronto con gli interlocutori di Brexuelles, provando ad evitare un muro contro muro che rischia di danneggiare tutti.

Insomma, una posizione piuttosto soft quella di Mattarella. Che, questo emerge dal pranzo di ieri al Colle, non ha ritenuto di fissare paletti più rigidi in vista del Consiglio europeo di Bruxelles in programma mercoledì e giovedì della prossima settimana. Alla colazione di lavoro erano presenti il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, il vicepremier e ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il titolare della Difesa Elisabetta Trenta; il ministro dell'Economia Giovanni Tria e quello per gli Affari europei Paolo Savona, oltre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti.

L'invito a «dialogare con l'Europa» - è il senso del ragionamento del capo dello Stato - è utile anche in riferimento alle ultime questionilegate all'immigrazione, anche perché «non siamo alla fase finale» di qualunque trattativa.

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