Ma quale Covid-19, moriremo di sindrome di Stoccolma-20. Ma anche Oslo o Copenaghen, se preferite. In base al Dpcm che incombe sulle nostre teste le nostre serate verranno scandite da tempi scandinavi. Oppure ospedalieri, ma è una metafora che appesantirebbe le terapie intensive, meglio evitare.
Chi vorrà andare a cena in un ristorante dovrà prenotare per le 19, essere sperabilmente puntuale, mangiare in fretta, poche chiacchiere e niente ammazzacaffè, perché alle 22 si chiude. Ciò vuol dire che alle 21,30 bisognerà lasciare il tavolo perché i camerieri possano pulire prima di tirar giù la serranda e inizieranno a ronzare come mosche fastidiose attorno alle nostre briciole già un quarto d'ora prima. Quindi, «ci porta il conto, per favore?». Chi normalmente avrebbe progettato un dopo-cena, e magari un bacio ebbro dall'amica invitata a cena, dovrà fare ciao ciao con la manina nella città buia.
Inventeremo nuovi rituali. Riscopriremo il pranzo della domenica, ma con soli sei invitati in tutto. Coloro che hanno tanti amici se la tireranno e faranno un casting severissimo per scegliere i cinque commensali da invitare a casa («per me è un no»). I sociopatici, gli antipatici, gli apatici, quelli che si lavano poco, quelli che raccontano barzellette a cui nessuno ride (tranne loro), i pettegoli, quelli che si presentano sempre a mani vuote, quelli che non gli piace nulla, quelli che non aiutano a sparecchiare saranno i primi a restare a casa.
Ci butteremo sugli aperitivi, finché si potrà, purché educati e distanziati. Inventeremo la «fermida», che è il contrario della «movida». Berremo cocktail colorati e passabilmente alcolici guardando sempre l'orologio, ci abbofferemo di tutto ma non dal buffet, che è morto di Covid anch'esso. Vivremo ogni serata (anzi mezza serata) con la disperazione di chi sa che ogni volta potrebbe essere l'ultima, spritz-eremo ansia da ogni filtro della mascherina perché potrebbe arrivare il decretone definitivo - quello che l'incravattato signore che abita a Palazzo Chigi continua a dire che non arriverà, ma le promesse in tempi di pandemia sono merce che si deteriora in fretta - e che ci ricolloca sul divano come giocatori del Subbuteo, e a quel punto torneremo a bere il mojito su Zoom.
Gli amanti non potranno più vedersi, oppure se lo faranno dovranno tradire due volte: il legittimo coniuge e la legge.
I single che avevano promesso durante il primo lockdown di farsi un cane per rubacchiare qualche passeggiata rimpiangeranno di essersi dimenticati quel proposito perché tanto era-andato-tutto-bene. C'è solo da sperare che questo indesiderato sequel non trasformi presto la primavera in un prequel del vero blockbuster.
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