E Mattarella si prepara alla crisi post-elezioni

Massimiliano Scafi

Roma Fischio in bocca, cartellini in tasca, nervi saldi: l'incontro sarà durissimo. «Auguri all'arbitro», dice Sergio Mattarella, che parla di Lazio-Atalanta ma fa gli auguri anche a se stesso. Dal 27 maggio il capo dello Stato sarà, infatti, chiamato a dirigere una partita complicata e dagli esiti imprevedibili. Conte cadrà? Sarà sostituito da un esecutivo tecnico? Ci saranno elezioni anticipate? L'unica cosa certa è che la coalizione Cinque stelle-Lega si sta sfaldando e che non si vedono alternative. E l'unico punto fermo, per il Colle, è che la prossima manovra dovrà essere affrontata da un governo nel pieno della sua forza e delle sue funzioni.

Il Quirinale segue gli eventi con crescente preoccupazione. Quali saranno le prossime mosse? «L'arbitro - spiega - deve essere un protagonista silenzioso perché il suo compito è guardato con grande attenzione, ai raggi X». Anche per questo «la tensione è sempre molto alta». Vale per il calcio ma pure per la politica. Nelle ultime settimane il presidente ha assistito a uno scontro montante tra i due partiti della maggioranza: dal caso Siri all'immigrazione, dal salario minimo al decreto sicurezza alle nomine nella sanità. Lega e M5s litigano ormai su tutto, trascurando quello che, nell'ottica del Colle, è il problema principale del Paese, i conti pubblici fuori controllo. È solo una strategia da campagna elettorale, un modo di distinguersi per fare il pieno di voti? O l'alleanza si è rotta?

Saranno i numeri del 27 maggio a fare chiarezza, a ricalibrare i rapporti di forza e far capire chi e quando staccherà la corrente al governo. Intanto Mattarella si attrezza allo scenario peggiore. Dopo le elezioni Salvini e Di Maio potrebbero anche fare pace e decidere di continuare: ma saranno capaci di farlo? Reggerà Giuseppe Conte al previsto rimescolamento di carte? Esisterà ancora una maggioranza giallo-verde capace dei necessari interventi di rigore che l'Unione ci chiederà? E se Conte andrà a casa, quale esecutivo sarà in grado di varare una Finanziaria lacrime e sangue? Un Conte bis? Improbabile: i tagli non sono nelle corde dei giallo-verdi. Un governo tecnico? Difficile: nessun partito è disposto a appoggiare un esecutivo che dovrà prendere misure impopolari, persino il Pd si è sfilato. Meglio dunque rimandare il Paese alle urne in autunno per poi avere un governo solido che possa varare una manovra adeguata.

Lo scenario è fosco e bisogna prendere «decisioni rapide». Debito alle stelle, deficit idem, crescita quasi zero, l'aumento dell'Iva da scongiurare, trenta miliardi da trovare nella Finanziaria. L'Ue, che ha abbassato le nostre stime di crescita e prevede un salto al 3,5 per cento del rapporto deficit-pil, forse dopo il voto farà scattare una procedura d'infrazione.

«Il peso del debito pubblico - ha detto Mattarella nel discorso del primo maggio - impone cura e attenzioni particolari per rafforzare la fiducia degli investitori, tutelare il risparmio degli italiani, tenere in equilibrio programmi di spesa e finanziamenti realistici». Altro che flat-tax e salario minimo.

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