Roma «Credo che debbano attendere ancora un po' quelli che ci lanciano il malocchio», dice Angelino Alfano. Ma il suo sembra un modo di esorcizzare lo sgretolamento del partito, che appare inarrestabile dopo le dimissioni di Renato Schifani dalla presidenza del gruppo Ap-Ncd al Senato, perché considera fallito il progetto centrista del leader e ministro dell'Interno.
La scelta di Laura Bianconi al suo posto non fa che accentuare le divisioni interne. Lei, che viene da Comunione e liberazione, è molto vicina al ministro Maria Elena Boschi, con la quale ha lavorato per mesi gomito a gomito sulla riforma costituzionale. Negli ultimi 20 anni si è occupata molto anche di sanità ed è amica della titolare di quel dicastero Beatrice Lorenzin, considerata dell'ala centrista più vicina al premier Matteo Renzi. Proprio la ministra ieri tranquillizzava sulla tenuta del governo: «Dopo le dimissioni di Schifani non vedo pericoli per la maggioranza al Senato. È importante in questa fase restare concentrati sull'attività di riforma, bisogna rimanere uniti come Paese, come forze di governo».
Ma mentre il gruppo procede per acclamazione alla designazione del nuovo capogruppo, i casiniani abbandonano la riunione per protesta. Per Pier Ferdinando Casini e Antonio De Poli (Udc), Antonio Azzollini, Giuseppe Esposito, Renato Schifani e Luigi Marino la nomina della Bianconi è un segnale di continuità rispetto al passato, non di costruzione del nuovo soggetto politico annunciato da Alfano. Il testimone doveva andare, invece, al vicepresidente Marino, ex di Sc.
Anche l'accordo di maggioranza sulla riforma della prescrizione, annunciato dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, dimostrerebbe che gli alfaniani si piegano al Pd, accettando lo stop dei termini di 18 mesi fra il giudizio di primo grado e l'appello e di altri 18 tra l'appello e la Cassazione, dopo avere per mesi sostenuto che contraddiceva il principio di ragionevole durata del processo.
Le fibrillazioni tra i centristi che non accettano di rimanere vassalli dei democratici si moltiplicano. Sulla linea critica di Schifani sarebbero Roberto Formigoni ed Esposito, più defilati Maurizio Sacconi, Giovanni Bilardi e Azzollini. Almeno un paio di loro potrebbe essere vicino all'addio.
«Questo partito - spiega a Il Giornale Esposito - deve uscire dal governo subito, adesso, lo dico pubblicamente da un anno. Le riforme sono finite e non abbiamo nessun patto con Renzi. Io voglio condurre la battaglia dentro ad Ncd, se poi la perdo deciderò il da farsi».
Dove sono diretti i ribelli? Schifani, si sa, ha avuto un colloquio con Silvio Berlusconi nei giorni scorsi e molti esponenti di Fi hanno applaudito la sua ultima decisione. D'altronde, l'emorragia che ha indebolito il gruppo di Alfano è iniziata un anno e mezzo fa.
Barbara Saltamartini, che a gennaio 2015 è stata la prima a rompere approdando alla Lega, ricorda i nomi di quelli che l'hanno seguita: Nunzia De Girolamo rientrata in Fi e poi Gaetano Quagliariello, Andrea Augello ed Eugenia Roccella, che fondano il movimento Idea.
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