Le campane lo interrompono e Lucano attacca: "Il parroco ha votato Lega"

L'ex sindaco torna a Riace e si indispettisce per le campane che hanno interrotto la sua conferenza stampa. E allude al boicottaggio: “Il parroco ha votato Lega”. E qualcun altro insulta il prelato: “È un imbecille”

Le campane lo interrompono e Lucano attacca: "Il parroco ha votato Lega"

Potrebbe essere la riedizione, grottesca, dell'antica disputa sul potere temporale e spirituale della Chiesa. Oppure un nuovo episodio della saga di Don Camillo e Peppone. Sia come sia, a Riace qualcuno ha tentato, in modo parecchio goffo, di riscrivere i i Patti Lateranensi e di ristabilire ciò che l'istituzione ecclesiastica può o non può fare. Ed eccolo, il risultato finale: le campane della Chiesa non possono suonare quando Mimmo Lucano parla in conferenza stampa.
Nemmeno il comunista Peppone sarebbe riuscito ad arrivare a tanto.

Il caso, religioso ma soprattutto politico, è esploso ieri, a pochi giorni dal ritorno a Riace dell'ex sindaco, di nuovo 'libero' dopo la revoca del divieto di dimora disposta dal Tribunale di Locri.
Lucano – tuttora a processo per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, illecito affidamento a due cooperative della raccolta dei rifiuti e abuso d'ufficio – stava parlando ai giornalisti quando è stato interrotto dalle campane della Chiesa di Riace che annunciavano, come al solito, la messa della domenica.

Per l'ex sindaco, visibilmente indispettito, quei rintocchi non avrebbero avuto niente a che fare con le millenarie pratiche del cattolicesimo, ma sarebbero stati un tentativo di boicottare la sua conferenza stampa. "Il parroco del paese – ha sbottato Lucano – lo sta facendo di proposito. Del resto lui alle ultime elezioni comunali ha votato per la lista della Lega...".

Il caso, in poche ore, è diventato politico. L'attuale sindaco del paese della Locride, Antonio Trifoli, eletto lo scorso maggio e vicino alle posizioni di Matteo Salvini, ha preso le difese di don Giovanni Coniglio e dei fedeli, nei confronti dei quali ha espresso solidarietà “per il comportamento ingiurioso tenuto dal signor Pietro Melia (ex dipendente Rai) e dal signor Domenico Lucano, ex sindaco di Riace, in occasione di una conferenza stampa effettuata su spazi pubblici e mai autorizzata”.

“Il festoso suono delle campane, che da secoli in tutto il mondo preannuncia la messa domenicale – ha ricostruito Trifoli –, veniva inteso dallo stesso Melia come una provocazione che disturbava le omelie del rinviato a giudizio Lucano. Lo stesso (Melia, ndr) al suono delle campane proferiva: 'Questa è una provocazione, ma è un imbecille questo prete, è un imbecille, fatelo smettere'. Tutto ciò è da considerarsi cosa volgare e inaccettabile nei confronti del parroco, da sempre impegnato per la comunità riacese e di tutti i fedeli che ogni domenica nella chiesa che ospita i gloriosi santi Cosma e Damiano si recano appunto per ascoltare la Santa Messa”.
L’amministrazione comunale ha quindi condannato “il comportamento di chi vuole imporre le proprie idee non avendo rispetto di quelle degli altri”.

Nel corso della sua conferenza stampa, il 'padre' del modello Riace ha comunque avuto modo di esprimere la propria indignazione per quelli che considera 11 mesi di “esilio”, dovuti alle misure cautelari disposte nell'ambito dell'indagine 'Xenia' della Procura di Locri.

“Sono tornato, da uomo finalmente libero, nella mia cittadina, a Riace, dove conto, anche se non sono più amministratore comunale, di continuare a dare aiuto a chi ne avrà bisogno. Farò di tutto per lavorare e favorire i progetti di accoglienza perché ormai, nel mondo, Riace rappresenta questo", ha detto Lucano. Che ha parlato anche dell'inchiesta in cui è coinvolto: "Io ho cercato di fare il sindaco per fare del bene, per riscattare questa fetta di territorio calabrese. Riace era un paese alla deriva in tutti i sensi, spopolato e abbandonato. Io, da sindaco, ho cercato solo di ridare vita e futuro al paese. Su quanto successo a Riace pretendo sia faccia al più presto chiarezza. Pretendo anche risposte chiare. Qui a Riace è arrivato, negli ultimi dieci anni, il mondo intero tessendo lodi. Com'è possibile, allora, che a Riace sia stato compiuto quello che la Prefettura di Reggio Calabria e la magistratura hanno ipotizzato? Io con l'anima e il cuore ho cercato di non fare solo il semplice sindaco che si mette la fascia e basta ma di creare una realtà diversa, di far emergere, con accoglienza e ospitalità, un territorio fin troppo bistrattato e abbandonato dallo Stato da decenni".

A quanto pare, tuttavia, dopo aver

ridefinito le regole sull'accoglienza dei migranti, con pesanti conseguenze giudiziarie a suo carico, Lucano sarebbe pronto anche riscrivere il Concordato. E a zittire le campane, nonché il potere spirituale della Chiesa.

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