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E il Papa si schiera con i naufraghi: «Il Mediterraneo non diventi un cimitero»

«Non bisogna dimenticare questo Mediterraneo che si sta trasformando in cimitero». Ancora una volta è stato chiaro l'appello del Papa in favore di profughi e migranti che perdono la vita durante le traversate in mare, in particolare nella rotta che separa il Nord Africa dalla Sicilia, tornata ad essere molto utilizzata nei viaggi della speranza dopo l'acuirsi della crisi libica e in assenza di accordi e trattati internazionali con i Paesi di origine di coloro che fuggono da guerre, disastri climatici, povertà estrema, fame e sete. Il Pontefice ne ha parlato ieri nell'udienza ai membri dell'associazione della stampa estera in Italia. «La libertà di stampa e di espressione è un indice importante dello stato di salute di un Paese. Non dimentichiamo che le dittature, una delle prime misure che fanno, è togliere la libertà di stampa o mascherarla». E ancora: «Abbiamo bisogno di giornalisti che stiano dalla parte delle vittime, di chi è perseguitato, escluso, scartato, discriminato». Citando «le guerre dimenticate dalla società», «le vite che vengono soffocate prima ancora di nascere», «quelle che, appena nate, vengono spente dalla fame, dagli stenti, dalla mancanza di cure, dalle guerre, le vite dei bambini-soldato, le vite dei bambini violati», «donne e uomini perseguitati per la loro fede o la loro etnia», come Rohingya e Yazidi, ha ricordato «chi è costretto da calamità, guerre, terrorismo, fame e sete a lasciare la propria terra». «Non un numero, ma un volto, una storia, un desiderio di felicità». Sepolti nel mar Mediterraneo.

SCot

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