Cronache

E il Papa trovò le parole: il vero male è il Diavolo

Con forza papa Francesco indica il Nemico e gli dà nome

E il Papa trovò le parole: il vero male è il Diavolo

Con forza papa Francesco indica il Nemico e gli dà nome. Nei giorni scorsi aveva individuato il Male nella «Falsa Neutralità». È difficile dire ai bambini e ai poveri di stare attenti alla falsa neutralità. Va bene per gli intellettuali e i politici. Ieri molto semplicemente ha trovato le parole: il nemico è il diavolo. Lo ha pitturato come in un catechismo di una volta, accovacciato, sbirciante, ansimante sull'uscio di casa, di tutte le case, anche di quella grande casa che è la Chiesa. Ha detto: «Specialmente in questo Anno Santo della Misericordia (dobbiamo) indicare e donare agli altri Gesù... E Lui ci difende dal male, dal diavolo, che sempre è accovacciato davanti alla nostra porta, davanti al nostro cuore, e vuole entrare». Si capiva che parlava alle famiglie. Era il breve discorso prima dell'Angelus, e di domenica, durante il tempo di Natale, immaginava un lieto desinare vicino al presepe. Il diavolo, dice qualcosa al nostro tempo? Non è la prima volta che papa Bergoglio pronuncia questa parola. Il testo ufficiale, rintracciabile in vatican.va, lo scrive minuscolo. È un modo per significare che il male è sì una persona concreta, ma va disprezzato, come consigliava Martin Lutero, che invitava a prenderlo in giro, persino con le parolacce di tipo scatologico. Che dicono i grandi intellettuali oggi in dialogo con Francesco di questa sua espressione chiara, di questa identificazione del Male con uno spirito vitale e pensante? Papa Wojtyla operò nella basilica di San Pietro un possente esorcismo, che spaventò per la sua forza persino monsignori piuttosto tiepidi su queste faccende di carne, morte e diavolo. Ma Giovanni Paolo II oggi non è più di moda, con le sue invettive contro l'aborto è trattato come un nemico della brava gente dialogante di Repubblica. E Francesco?Mi ha impressionato, nei giorni scorsi, scoprire che Paolo VI scriveva «Demonio» con la maiuscola. Non ha mai giocato - con il suo italiano stupendo, delicato e altissimo - con le parole. Quando chiamò in causa quell'Essere infernale era dai tempi del Concilio che la questione era tabù. Sapeva di esporsi al ridicolo e fu ridicolizzato. Vittorio Gorresio, prima firma del giornalismo laico di sinistra, politologo della Stampa (Fiat), ovviamente in quegli stessi mesi firmatario della lettera all'Espresso con la condanna a morte morale del Commissario Calabresi, insieme ovviamente-bis con Eugenio Scalfari, lo trafisse con un libro pubblicato da Rizzoli, «Il Papa e il diavolo» (1973). Dice Gorresio lanciando anatema a Montini: «Se Paolo VI crede al diavolo, ogni discorso con questo mondo che è il nostro mondo, il mondo moderno - diventa difficilissimo, per non dire impossibile». Partita chiusa. Impressiona notare, dopo 43 anni, che Gorresio con la sua modernità appare polveroso, vecchissimo, e invece Montini, con la sua prosa magnifica, appaia perfettamente in tema con la post-modernità. Più razionale del razionalista Gorresio. Più vicino alle domande di adesso. Esse implicano la domanda sul Male, e quindi il diavolo, minuscolo o maiuscolo che sia. Che cosa aveva detto di così orribile per la ragione umana Paolo VI per suscitare la reazione sprezzante di Gorresio?Il discorso biblico sul Demonio di Paolo VI è del 15 novembre 1972. Trascrivo alcune frasi montiniane di violenta concisione drammatica. Il male, il peccato c'è ed è «occasione ed effetto d'un intervento in noi e nel nostro mondo d'un agente oscuro e nemico, il Demonio. Il male non è più soltanto una deficienza, ma un'efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa». È molto interessante questo scontro, visto ai nostri giorni. Perché anche Francesco ha introdotto la figura del Demonio in molti suoi interventi. E nessuno lo attacca per questo. Perché? Sono migliorati gli intellettuali laici? O è perché la questione della presenza reale diabolica viene espunta, e la si riduce a una concessione gesuitica alla religiosità popolare? Qui fermiamoci alla lettera che il cardinal Bergoglio scrisse nel 2010 a quattro monasteri carmelitani di Buenos Aires in occasione del voto al Senato della Repubblica Argentina sulla proposta di legge intesa a legalizzare il matrimonio e le adozioni omosessuali (approvata il 15 luglio 2010).«Care sorelle, Qui... c'è l'invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un'invidia che cerca astutamente di distruggere l'immagine di Dio, cioè l'uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra. Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio. Non è solo un disegno di legge (questo è solo lo strumento) ma è una mossa del padre della menzogna...».

A buon intenditor.

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