Nel Comune di Torino, i piccoli dissidenti crescono e il sindaco pentastellato Chiara Appendino (nella foto), per salvarsi, deve ricorrere ai voti del Pd. La maggioranza tutta d'un pezzo a 5 Stelle che fino ad ora aveva sostenuto il primo cittadino - soffrendo anche pesanti mal di pancia per esempio su decisioni e progetti in evidente contrasto con il programma politico dei grillini, come Città della Salute e centri commerciali -, ha ceduto sul salvataggio - pressoché disperato - di Gtt, ossia l'azienda dei trasporti pubblici torinesi.
Il vertice di maggioranza convocato per fare il punto sulla situazione, ha avuto un epilogo che solo pochi mesi fa sarebbe stato impensabile: il sindaco ha improvvisamente abbandonato la riunione, visibilmente provata dal fuoco amico fatto di raffiche di domande, dubbi, lamentele ed obiezioni. Ma il fatto più eclatante, che ha aperto una significativa crepa nel muro della maggioranza targata Appendino, si è consumato in aula, durante la discussione di una delibera, su una serie di emendamenti poco importanti, ma politicamente significativi, in quanto frutto di un accordo tra maggioranza e minoranza. E proprio su questo è arrivato lo sgambetto al sindaco da parte del gruppo dissidente, capitanato da Damiano Carretto, che ha detto di non voler votare l'emendamento proposto da Lo Russo del Pd . Così sono volati gli stracci, tanto da indurre la maggioranza a riunirsi con Appendino e il vicesindaco Guido Montanari che si era detto favorevole agli emendamenti. E neppure il capogruppo Cinque Stelle Chiara Giacosa è stata in grado di tranquillizzare gli animi, anzi. Nonostante la sua garanzia di un voto compatto da parte del movimento, all'ultimo in tre si sono sfilati e la maggioranza è scesa a 19: non ci fossero stati i voti del Pd, la Appendino sarebbe andata sotto.
Naturalmente su questi contrasti e su un sindaco che ogni giorno si stacca dalla linea dettata dal partito di Grillo, con i suoi toni sempre garbati e la rincorsa a piacere a tutti, minoranza compresa, c'è già chi prevede un futuro al capolinea per la Appendino. «È un fatto politico, un piccolo segnale che qualche cosa non va», dice Lubatti del Pd. Non risparmia critiche neppure Osvaldo Napoli, capogruppo di Fi, che sottolinea come: «Al vertice di una maggioranza fino a pochi giorni fa monolitica, ci sono spaccature e la giunta va in affanno pressata come è dalla ricerca di 20 milioni per evitare il fallimento del Gtt.
Episodio che suona come la campanella dell'ultimo giro per una maggioranza grillina destinata a sfarinarsi». E già un'altra tegola sembra destinata a cadere sella giunta grillina, con la Fondazione Musei che apre le procedure per il licenziamento di 28 dipendenti.
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