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E la sinistra idolatra Carola: "Merita il premio Nobel"

I progressisti senza identità trovano un nuovo leader. Dal Pd alla Boldrini, ecco chi invoca riconoscimenti

E la sinistra idolatra Carola: "Merita il premio Nobel"

Una capitana contro il «capitano». Carola Rackete contro Matteo Salvini. Come se il problema da risolvere non fossero la sorte dei migranti, le politiche dell'accoglienza e l'approccio da ultrà che ogni fazione riserva al tema nel nostro Paese. Dopo l'arresto della capitana tedesca della Sea Watch, da una parte gli imbecilli in servizio permanente effettivo hanno dato uno squallido spettacolo sui social travolgendo di insulti la donna che ha forzato il divieto di sbarco, e dall'altro gli increduli superstiti della sinistra ma anche del centrosinistra hanno subito preso a idolatrare Carola, quasi fosse il leader in pectore che manca a una parte politica in profondissima crisi. A scendere al fianco della capitana arrestata, per prime, le altre Ong, e fin qui non c'è molto da stupirsi, che si tratti di Amnesty, Oxfam, del fondatore di Emergency Gino Strada o dell'ex disobbediente Luca Casarini. Come potrebbe, quest'ultimo, non stare dalla parte di chi disobbedisce? Tanto più se facendolo ritrova spazio su giornali e siti web. Il padre missionario Alex Zanotelli sogna in grande: «Mi ricorda Antigone, meriterebbe un premio Nobel».

Meno sensato è l'appoggio incondizionato arrivato dal segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, dal portavoce di Potere al Popolo! Giorgio Cremaschi, dal radicale Riccardo Magi (ma anche i radicali, va detto, con la disobbedienza hanno da sempre un certo feeling) e da una nutrita pattuglia del Pd, da Matteo Orfini a Davide Faraone fino all'ex ministro Graziano Delrio. Molti di loro, tra l'altro, finiti a bordo della nave negli ultimi giorni, rigorosamente a favore di telecamere, prima di accusare Salvini di aver fatto arrestare Carola «a favore di telecamere», appunto. Gente che, come del resto l'ex presidente della Camera Laura Boldrini, o i primi cittadini di Milano e Napoli, Beppe Sala e Luigi De Magistris, hanno rivestito o rivestono cariche istituzionali, e che dovrebbero almeno prestare attenzione anche alle violazioni commesse dalla Sea Watch per volontà della propria capitana (che ha chiesto scusa alle Fiamme gialle per averle speronate, tra l'altro), invece di cedere così immediatamente alla tentazione di strumentalizzare tutto per convenienza politica, cercando di arruolare Carola Rackete alla propria causa, ovviamente sposandone la sua.

E invece. «Ha fatto il suo dovere», chiosa Sala. De Magistris addirittura si schiera dalla parte della capitana «non solo da sindaco, da cittadino, da abitante del pianeta», ma anche «da magistrato». Boldrini evoca «premi» per la Rackete che «invece è stata arrestata e c'è anche chi, come un Salvini qualsiasi, riesce a esultare». O Delrio che si cimenta nell'interpretazione giuridica, spiegando che «in caso di necessità si possono anche violare le leggi», e che «il capitano è responsabile dell'incolumità di tutte le persone che sono a bordo», e pazienza per quelle sull'imbarcazione della Gdf che se la sono vista brutta. Per Faraone, poi, se c'è un criminale è Salvini, e «tutta questa situazione è colpa sua», come suo è appunto «il comportamento criminale». Pure Orfini sta con Carola, e contro il governo che «ha scelto di giocare una partita squallida sulla pelle di 42 esseri umani». E per l'ex presidente del Partito democratico, se si sono creati «pericolo e insicurezza» è solo colpa dell'esecutivo. Non di chi quei migranti li ha tenuti a bordo per 17 giorni ostinandosi a girare intorno al porto di Lampedusa, nonostante i divieti, senza tentare di sbarcare altrove.

E con un manipolo di politici a bordo, giusto per chiarire la natura e il perché di quel braccio di ferro.

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