New York - Da Putin a Rohani, da Castro a Xi, da Obama a Hollande: mai come quest'anno, nel 70° anniversario dalla fondazione delle Nazioni Unite, l'Assemblea Generale assume un significato straordinario. I grandi del mondo sono tutti qui al Palazzo di Vetro, tanti di loro arrivati già nei giorni scorsi per partecipare al summit sugli Obiettivi di Sviluppo 2030, e per far fronte a un'ampia serie di gravi crisi diplomatiche e umanitarie, molte delle quali interconnesse e giudicate senza precedenti. I grandi temi di quest'anno sono la crisi in Yemen, il cambiamento climatico in vista del vertice di Parigi in dicembre, il peacekeeping , la Libia e la parità di genere. Ma soprattutto: la lotta all'Isis e il dossier siriano. Quest'ultimo in particolare è ormai diventato per tutti la chiave per affrontare anche un'altra emergenza, quella dei migranti e dei profughi che cercano rifugio in Europa. A inaugurare la settimana sono sei leader, responsabili degli equilibri del mondo: in testa il presidente americano Barack Obama e il collega russo Vladimir Putin, che alle Nazioni Unite non si faceva vedere da dieci anni. Gli occhi sono puntati non solo sui loro discorsi dal podio del Palazzo di Vetro, ma soprattutto sull'incontro che si terrà a margine dei lavori. Obama e Putin tornano a guardarsi negli occhi dopo un lungo periodo di gelo, e hanno già fatto scintille prima ancora di stringersi la mano: tutti sono quindi in attesa di vedere quanto sarà duro il braccio di ferro tra Washington e Mosca, in particolare sulla questione del ruolo che potrebbe svolgere il presidente siriano Bashar al Assad nel processo di transizione del Paese mediorientale.
Sempre oggi, a parlare in Assemblea generale sono anche il presidente iraniano Hassan Rohani, arrivato a New York dopo aver incassato l'intesa sul nucleare, il leader cinese Xi Jinping e quello cubano Raùl Castro, entrambi al loro debutto al Palazzo di Vetro. E infine il titolare dell'Eliseo, François Hollande. Domani sarà invece la volta del presidente ucraino Petro Poroshenko e dell'egiziano Abdel Fattah al Sisi, mercoledì del leader palestinese Abu Mazen, che vedrà per la prima volta alzarsi la bandiera dell'Anp insieme a quella degli altri 193 Paesi. Giovedì parlerà invece il premier israeliano, Benjamin Netanyahu.
Sono molte le riunioni a margine, come l'evento di alto livello sul peacekeping presieduto dal presidente Barack Obama in programma per domani, a cui partecipa anche il premier Matteo Renzi, che invece parla in Assemblea martedì. Lo stesso giorno, nella fittissima agenda dei leader mondiali c'è anche un altro incontro sempre presieduto da Obama sul terrorismo, e una riunione sulla Siria cui prende parte anche l'inviato Onu Staffan de Mistura. La crisi nel Paese mediorientale continua a essere al centro di complicate trattative al Palazzo di Vetro, e sull'onda del successo della diplomazia sul nucleare iraniano da parte del gruppo dei 5+1 e Teheran, la speranza è trovare una qualche forma di collaborazione anche sul dossier siriano. Ieri il presidente iraniano Rohani ha detto di essere disposto a lavorare con gli Usa per cacciare l'Isis dalla Siria, ma la spina nel fianco di Obama rimane Putin.
Tutti, però, sono concordi nel dire che la Siria costituisce una delle cause alla radice della crisi dei migranti e dei profughi che cercano rifugio in Europa, a cui il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, ha deciso di dedicare un summit mercoledì.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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