Piuttosto che esultare per il risultato (negativo) maturato alle elezioni Regionali, il governo dovrebbe occuparsi dei problemi del Paese e studiare tutte le misure necessarie per il rilancio economico. Un obiettivo reso piuttosto complicato anche a causa delle divergenze interne che ora rischiano di far saltare tutto: Giuseppe Conte è molto preoccupato da quelli che potrebbero essere i 4 scogli della guerra nella maggioranza, in grado di innescare una serie di conseguenze politiche ai danni dei giallorossi. La strada è gia in salita: da una parte Nicola Zingaretti continua a fare pressing per passare all'incasso; dall'altra il Movimento 5 Stelle deve fare i conti con una battaglia interna che è soltanto alle battute iniziali. E mentre Italia Viva e Leu possono godere di un certo potere di "ricatto", il premier si trova in mezzo alle spine.
Mes: Conte si affida al Parlamento
L'avvocato continua a fare melina sul Mes. Il Pd si appresta a lanciare un ultimatum per utilizzare i 36 miliardi nell'ambito della sanità, forte della sponda che i renziani sono pronti a ribadire: la loro convinzione è che l'Italia in 10 anni, ricorrendo al fondo salva-Stati, possa risparmiare 500 milioni l'anno in interessi. Ma i pentastellati non hanno ancora preso una posizione chiara in merito: si piegheranno ai dem oppure intraprenderanno la strada della coerenza sostenendo ancora la loro contrarietà? Nella seconda ipotesi è evidente che la stabilità del governo sarebbe messa in forte discussione.
Almeno per il momento i grillini sostengono che il Meccanismo europeo di stabilità sia una trappola dell'austerity che sottometterebbe l'Italia ai tecnocrati di Bruxelles. In tutto ciò Conte preferisce non sbilanciarsi e continua a fare lo gnorri: "È questione pregiudiziale. Zingaretti ha fretta? Anche io". Il tema è spinoso e lo dimostrano le diversi correnti di pensiero pure tra Liberi e uguali: Stefano Fassina considera il Mes un "pessimo affare", mentre il ministro Roberto Speranza sostiene che sia accettabile per le spese sanitarie. Perciò il premier non vuole decidere: ha deciso di rimettersi a ciò che deciderà il Parlamento.
Legge elettorale: Renzi trema
Sulla legge elettorale era stata trovata un'intesa di massima nella maggioranza, ma ora la sintesi è stata messa a dura prova. Il ritorno a una legge elettorale proporzionale è vista di buon occhio da tutti, ma una soglia di sbarramento al 5% sarebbe troppo alta sia per Italia Viva sia per Leu. Da una parte Renzi spinge per il maggioritario, dall'altra i 5 Stelle rilanciano la reintroduzione del voto di preferenza. Come riportato dal Corriere della Sera, il presidente del Consiglio anche su questo tema ribadisce la propria terzietà rispetto alla volontà del Parlamento.
Nelle scorse ore Beppe Grillo ha riproposto un tema già lanciato in passato: considerando la bassa affluenza che ormai si registra alle urne, ha avanzato l'idea dell'estrazione a sorte. "Perchè non posso selezionare una persona con certe caratteristiche?", si chiede il comico genovese. Il fondatore e garante del M5S, intervenendo al ciclo di dialoghi pubblici promossi dal presidente del Parlamento europeo, ha insistito: "Se una persona in una giuria popolare può dare un ergastolo, può anche occuparsi a tempo determinato del suo Comune o Paese".
Recovery Fund: battaglia per la gestione
In teoria tutti d'accordo. In pratica si scatena il caos. L'arrivo dei 209 miliardi dall'Europa - tra prestiti e trasferimenti - accontenta i giallorossi, ma è sulla loro gestione che i ministri (ingolositi) sono pronti a darsi battaglia. Non a caso dai dicasteri sono stati presentati ben 557 progetti per una spesa totale di 667 miliardi. Anche in tal senso si prospetta una scelta difficile per Conte, che dovrà fare un'ardua selezione tenendo in considerazione le diverse sensibilità della coalizione e le relative richieste sul piatto.
Ecco perché c'è chi ha già iniziato a sfregarsi le mani: il Movimento 5 Stelle punta su un un sostanzioso pacchetto di Nunzia Catalfo, ministro del Lavoro, che tra ammortizzatori universali e salario minimo ha già suscitato qualche apprensione al Tesoro. Altri invece vorrebbero adottare una stretta al reddito di cittadinanza. Italia Viva vorrebbe portare a casa il Family Act del ministro Bonetti. Ma chi ci sarà alla regia di tutta l'operazione? Non lo sa neanche lo stesso premier.
Decreti Sicurezza: incognita M5S
L'incognita maggiore riguarda i decreti Sicurezza che portano la firma di Matteo Salvini: gli stessi grillini che avevano dato il via libera, ora avranno davvero il coraggio di fare dietrofront e sposare la causa dei porti aperti? Per il Partito democratico rappresenta una priorità: il tema deve essere assolutamente portato all'esame del prossimo Consiglio dei ministri. Ed è proprio su questo che Conte si è invece schierato in maniera esplicita: "Al più presto li portiamo, avevamo già concordato un testo di modifica perché vogliamo assicurare la reale sicurezza".
Va infine riferito che però sono molti i grillini contrari alla retromarcia sui decreti Sicurezza: che senso ha opporsi adesso se nel precedente governo pure loro hanno votato quei decreti per bloccare l'immigrazione clandestina? Una risposta c'è: mantenere la
poltrona e far andare avanti il governo. A qualunque costo. Conte tuttavia dovrebbe fare meglio i conti: la pazienza di alcuni pentastellati sta per finire e in diversi sono pronti a togliergli la fiducia che prima avevano dato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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