Ormai la scissione del Pd è sempre più vicina. L’intervista di Matteo Renzi di stamattina pone una pietra tombale su ogni eventuale ipotesi di ricomposizione."È bastato stare fermi e vedere il bluff, non li seguirà nessuno" è una frase che segnala che ormai il dado è tratto.
In mattinata, infatti, su Rainews24 arriva la conferma di Enrico Rossi. “Ci sarà, a quanto mi risulta, un gruppo formato da chi esce dal Pd e chi esce da Sinistra Italiana, ma sosterrà il governo Gentiloni", dice il governatore della Toscana. Nel pomeriggio il deputato bersaniano Nico Stumpo (il dirigente che fece le regole per le primarie del 2012 in cui Bersani sconfisse Renzi) annuncia che gli esponenti “scissionisti” della minoranza non parteciperanno alla direzione nazionale prevista per domani.
Gli scissionisti del Pd
Ma chi sono esattamente gli “scissionisti” del Pd? A scanso di equivoci, è bene precisare subito che non hanno nulla a che vedere con il clan camorristico di Napoli. Detto ciò, i nomi più noti sono quelli di Massimo D’Alema, Pier Luigi Bersani, Michele Emiliano, Enrico Rossi e Roberto Speranza.Gli ultimi tre, fino a pochissimi giorni fa, sarebbero dovuti essere gli sfidanti di Matteo Renzi al Congresso cui ormai non parteciperanno. Emiliano e Rossi erano arrivati persino ad avviare una petizione online per indirlo anticipatamente ma, ora, che hanno che sarà un congresso ‘mordi e fuggi’ hanno deciso di fuggire.
Michele Emiliano
Il primo, Emiliano, è un ex magistrato entrato in politica nel 2004 quando ha deciso di candidarsi a sindaco di Bari per il centrosinistra, riuscendo ad espugnare il capoluogo pugliese, considerato fino ad allora un feudo del centrodestra. Nel 2007 si iscrive al Pd e l’anno successivo viene rieletto sindaco al ballottaggio col 60%. Nel 2015 vince le Regionali in Puglia, a suo parere, anche perché è riuscito a intercettare i voti degli elettori di centrodestra. Secondo i ‘maligni’ questo è stato possibile grazie ad alcuni ‘transfughi’ di centrodestra che erano candidati nelle liste civiche che lo appoggiavano. Una contraddizione non da poco per lo scissionista Emiliano che, ora, si professa paladino degli oppressi e contrario alla svolta centrista di Renzi. Quello stesso Renzi che appoggiò alle primarie del 2013, salvo poi entrare in conflitto con lui sia per l’Ilva di Taranto sia per il referendum sulle trivelle.
Enrico Rossi
Chi, invece, è stato un antirenziano della prima ora è Rossi che inizia la sua carriera tra le file del Pci nel 1985 come vicesindaco di Pontedera, città di cui diventerà primo cittadino nel 1990 per ben 9 anni. Dal 2000 al 2009 è assessore alla Sanità e nel 2010 inizia il suo primo mandato da governatore della Toscana. Gli scontri con Renzi iniziano già in quegli anni ma il sindaco di Firenze è politicamente più forte di Rossi e, di fatto, gli ‘ruba’ la scena e la base elettorale. Rossi vive con sofferenza questa situazione ma, poi, farà buon viso a cattivo gioco per ottenere la ricandidatura a presidente della Regione. Ora intende prendersi la sua rivincita ma rischia di perdere la poltrona perché la maggioranza dei consiglieri che lo sostengono sono di fede renziana.
Roberto Speranza
Roberto Speranza, classe 1979 è il più giovane di tutta la compagine. Inizia la sua carriera politica a 25 anni come consigliere comunale di Potenza e dal 2009 al 2010 diventa assessore all’urbanistica. Nel 2012 Speranza non soltanto sostiene Pier Luigi Bersani alle primarie per la scelta del candidato premier, ma è parte integrante del suo staff insieme ad Alessandra Moretti (ora renziana) e Tommaso Giuntella che, ora, è coordinatore dell'associazione Democratici Socialisti di Rossi. L’anno successivo entra in Parlamento e diventa capogruppo del Pd alla Camera, carica che mantiene fino all’aprile 2015 quando si dimette in dissenso con la decisione del Governo Renzi di mettere la fiducia sull'Italicum. Fino a pochi mesi fa era il candidato ufficiale dei bersaniani al Congresso ma, all’interno della stessa minoranza dem non è mai stato visto come un vincente e le candidature di Emiliano e Rossi ne hanno diminuito sempre più le possibilità di vittoria.
Non sapremo mai se, come ritengono i suoi sostenitori, avrebbe potuto battere Renzi e diventare il Benoit Hamon italiano, l’outsider che ha sconfitto l’ex premier Manuel Valls alle primarie francesi dei socialisti per le presidenziali che si terranno il 23 aprile prossimo.
Soltanto il futuro ci dirà se tra questi tre esponenti della minoranza potrà nascere il Jeremy Corbyn o il Bernie Sanders italiano. Due personalità che nei loro Paesi, Inghilterra e Stati Uniti, sono leaders…di una minoranza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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